Settantotto anni contro 81. Chi è il più suonato? Donald Trump o Joe Biden? Il primo ha compiuto gli anni due giorni fa. Joe Biden il prossimo novembre, pochi giorni dopo le elezioni del 5.
A giudicare dalle apparenze il primato spetta all’attuale inquilino della Casa Bianca. In Puglia al vertice del G 7 ha offerto un ampio campionario di gaffe e sintomi che i neuropsicologi attribuiscono alla demenza senile.
Nella photo opportunity Giorgia Meloni è dovuta andare a recuperarlo mentre barcollava sul prato del resort. Durante le sedute – rivela il Wall Street Journal – si appisolava e parlava con un filo di voce. Nulla di nuovo. Per due americani su tre, stando ai sondaggi, Biden non è in grado di fare il presidente. Ma poi se andiamo a vedere le previsioni di voto, vediamo che il distacco è molto minore. Trump è in vantaggio in molti Stati chiave, Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Arizona fra gli altri, ma
di misura. E perchè?
Ovvio. Perchè l’elettorato americano ha la consapevolezza di
dove scegliere non il miglior candidato ma il meno peggio. Ai dubbi sulla tenuta psicofisica di Biden corrispondono i dubbi
sulla tenuta caratteriale di Trump, sulla sua imprevedibilità, sul suo narcisismo, sui suoi scatti di umore. Dice Alyssa Farah Griffin, ex direttore delle Comunicazioni della Casa Bianca sotto Trump: noto un declino, non è più il Trump del 2016.
Inezie rispetto a Biden, ma tuttavia inquietanti. E d’altra parte pesano le tensioni per quella che appare come una persecuzione giudiziaria modello Berlusconi. Il che contribuisce a infiammare la sua retorica. Ieri, per esempio, in un discorso in Florida ha detto che gli immigrati illegali "stanno avvelenando e distruggendo il nostro Paese". Termini forti, che hanno come background i quasi cinque milioni di clandestini arrivati negli States nei primi tre anni di Biden. Un’invasione, alla quale porrò fine nel mio primo giorno alla Casa Bianca". I sondaggi lo confortano. L’immigrazione è dopo l’inflazione un fattore decisivo. Ha portato una seconda invasione: la droga, manovrata dai cartelli messicani che così guadagnano con il traffico umano e con i narcotici.
Meno determinante – come sempre – la situazione internazionale. La stragrande maggioranza dell’opinione pubblica è contraria a dare altri soldi all’ucraino Zelensky. Ma non vede pericoli imminenti di una terza guerra mondiale.Trump invece ieri l’ha definita "vicina". È sembrato fare eco al Papa. Ha detto Bergoglio in Puglia: prego per la pace. In realtà farebbe bene a pregare per Trump: è l’unico, come promette, in grado di far cessare la guerra in pochi giorni, perché è l’unico ad avere un rapporto personale con Putin. Un evento recente ha acuito le apprensioni: l’arrivo a Cuba di una squadra navale russa. Ne fanno parte una fregata e un sottomarino nucleare, dotati di missili ipersonici.
Non accadeva dal 1962 che navi da guerra russe con un armamento del genere arrivassero nei Caraibi. Allora Kennedy reagì. Pose un ultimatum a Kruscev e il mondo fu sull’orlo di una guerra nucleare. I missili furono ritirati. Oggi non fa molta differenza che anzichè a terra siano nella pancia delle navi. Ma Biden non è Kennedy. E Putin lo sa.