Roma, 3 giugno 2024 – Nella roulette delle tensioni internazionali intorno al conflitto ucraino il giocatore più difficile da decifrare è la Cina. Preme per la pace, ma strizza l’occhio a Mosca, minaccia un giorno sì e uno no di stoppare "con la forza" l’indipendenza di Taiwan e contemporaneamente dal Forum Shangri-La Dialogue in corso a Singapore, lancia segnali di apertura agli Stati Uniti sulla cooperazione militare. Misteri cinesi. Volodymyr Zelensky però richiama l’Occidente a non farsi sedurre dalle sirene pechinesi. Con parole sferzanti. "La Cina sta lavorando per impedire ai Paesi di partecipare al vertice di pace previsto in Svizzera il 15 giugno. È deplorevole che un Paese potente come la Cina sia uno strumento nelle mani di Putin". La Cina smentisce anche se pone dei paletti dicendo che "sarà difficile partecipare al vertice se la Russia non è invitata".
Quindi che succederà? Difficile dirlo per ora, il campo è largo e aperto. È una partita a scacchi che si svolge su più tavoli fra mezze verità e strategia dietro il palcoscenico della geopolitica. "Zelensky può aver ragione ma non del tutto – spiega Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali – perché certo la Cina non è fra gli amici di Kiev anche se ha sempre definito illegittima l’invasione. In realtà non c’è prova che stia manovrando per boicottare il vertice di pace svizzero e se lo sta facendo è un’operazione coperta da segretezza, buona per i servizi di intelligence. Dal punto di vista politico Pechino gioca una partita tutta cinese, per i propri interessi. Non appoggia direttamente la Russia e sta ottenendo il massimo risultato col minimo sforzo. Zelensky fa di tutto per incassare una condanna del mondo contro la Russia, ma ciò si è concretizzato solo in parte".
Sullo sfondo resta il braccio di ferro con gli Usa. "Certo – aggiunge Margelletti – perché Pechino ha un obiettivo preciso: mettere in difficoltà gli Usa, perché più essi sono deboli nei propri scenari, più la Cina può dimostrare di essere forte nel settore Indo–Pacifico". E da Singapore i cinesi mostrano i muscoli su Taiwan con le parole del ministro della Difesa Don Jun: "Le nostre forze armate sono pronte a fermare con la forza l’indipendenza di Taiwan. Chiunque tenti di separare Taipei dalla Cina sarà fatto a pezzi".
"L’intenzione è reale, ma l’invasione è l’exrema ratio – dice il generale Giorgo Battisti, analista militare, già capo del Corpo d’Armata di Reazione rapida della Nato in Italia – anche se il processo politico di annessione va avanti. Le forze armate cinesi, inoltre, non sono pronte per una invasione, potrebbero invece attuare facilmente un blocco navale, per il quale si sono esercitate recentemente. Così fermerebbero il flusso di materie prime, medicinali, carburante e altro di cui Taiwan necessita. La pressione mediatica e le minacce di invasione servono per frenare il sentimento di indipendenza". Intanto, la sonda cinese Chang’e-6 è atterrata sul lato nascosto della luna. Un nuovo fronte nella sfida fra potenze.