Roma, 18 settembre 2020 - "Potevo continuare a starmene seduta in casa per paura del contagio. O cominciare a lavorare, guidare, correre a rischio di ammalarmi. Ho la polmonite, ma non mi pento di nulla". L’acuto di Anna Netrebko squarcia il sipario della lirica. La diva russa è in ospedale a Mosca da cinque giorni, positiva al Covid. È lei ad annunciarlo ai fan, con un post sui social. Raccontando la sua scelta di vita, costi quel che costi. "Abbiamo più che mai bisogno di cultura adesso", è il messaggio online. Conosceva il pericolo e l’ha sfidato senza la minima incoscienza. Ha usato tutta la prudenza richiesta. Ha calcolato le sue mosse sul filo del rasoio: il rischio zero non esiste. Lo sapeva, poteva cadere ed è caduta. "Ho deciso senza se e senza ma", aggiunge. E promette: presto mi riprenderò, tutto andrà bene. Una vicenda esemplare. Il virus aveva già colpito due mostri sacri della musica come Placido Domingo e la violinista Anne-Sophie Mutter, fortunatamente guariti.
Ma le motivazioni del soprano più famoso del mondo fanno riflettere. È giusto riprendere a lavorare quando devi essere necessariamente a contatto con il pubblico e la macchina scenica? Lei dice di sì: massima attenzione al Covid, ma bisogna vivere. E convivere con la possibilità di ritrovarsi positivi. L’estate della Netrebko, 49 anni proprio oggi, è stata piena di impegni, tutti rispettati. A luglio il ritorno all’Arena di Verona. E poi in piazza Plebiscito a Napoli – davanti a mille persone – magnifica interprete di Tosca e Aida in forma di concerto, con una dedica a tutti i medici. Ad agosto il Circo Massimo e il Festival di Salisburgo. Fino al Don Carlo del Bolshoi, il 6 e l’8 settembre, assieme al marito: il tenore Yusif Eyvazov. È lì che il Covid l’ha infettata, attraverso il contatto con il basso Ildar Abdrazakov che partecipava allo spettacolo. "Malgrado i tamponi fossero negativi mi sono isolata, non mi sentivo bene", racconta la superstar. E spiega che "Yusuf ha sviluppato gli anticorpi, sopportando la malattia. Anche mio figlio Tiago sta bene". La diva lancia poi un incoraggiamento: "Questa malattia non è così spaventosa come la descrivono".
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E intanto si toglie un sassolino dalla scarpa a voce piena: "Più che il virus, mi stanca la merda legata ai test, alle quarantene e alle intimidazioni di persone tristi", è il suo do di petto. La Netrebko ha fatto quel che sentiva e ne accetta le conseguenze. Come Edith Piaf, nessun rimpianto: Je ne regrette rien è la parola d’ordine dei fuoriclasse.
Coronavirus, il bollettino del 18 settembre