Martedì 24 Dicembre 2024
UMBERTO RAPETTO*
Esteri

La paura degli attentati in Occidente: intelligence e prevenzione per garantire la sicurezza

L’analisi dell’ex generale Rapetto: fondamentale una comunicazione corretta. Il fattore sorpresa si ammortizza sensibilizzando chi potrebbe essere coinvolto

Roma, 20 ottobre 2023 – Non c’è da vergognarsi ad avere paura. Chi non ne ha – o dice di non averne – non è valoroso, ma incosciente. È forte chi la paura la sa controllare e gestire ed è straordinario chi riesce a domare anche quella degli altri.

L’Europa sa di dover fare i conti con le riverberazioni economiche e sociali degli scontri armati a breve distanza, ma da qualche giorno è plausibile bersaglio di attacchi terroristici di estrema imprevedibilità. Sono giorni in cui chi ha seminato bene in attività di intelligence e di monitoraggio del territorio ai fini di pubblica sicurezza può avviare la mietitrebbia e raccogliere i risultati dei tanti sacrifici invisibili a molti ma necessari per tutti. Se si è lavorato bene, la mappatura delle minacce, dei possibili protagonisti e delle relative reti operative dovrebbe garantire l’adozione di cautele mirate e di iniziative preventive.

L’attentato di lunedì scorso a Bruxelles
L’attentato di lunedì scorso a Bruxelles

È allarme ovunque. I crocevia delle reti di trasporto aereo e ferroviario sono i primi ad andare in tilt e a costringere a chiusure ed evacuazioni. La Francia ha già provato il brivido di far scattare misure di sicurezza. Gli assembramenti – quelli che avevamo rifuggito in tempi di pandemia – sono tornati nuovamente nel mirino, ma stavolta si ha a che fare con un virus ancor più impercettibile del Covid. Chiunque accanto a noi potrebbe essere un “terrorista asintomatico”, pronto a mutare di atteggiamento e dar luogo a un inatteso exploit.

Se spaventa chi brandisce un’arma da taglio o impugna una mitraglietta, quel che inquieta maggiormente è un ipotetico ricorso a ordigni della più diversa natura o l’utilizzo di un mezzo di trasporto lanciato a folle velocità su gruppi di persone inermi. La strage che a Nizza insanguinò la Promenade des Anglais nel 2016 non è un ricordo lontano e dimostra come possa assumere tremenda capacità offensiva anche un banale mezzo di trasporto di una certa dimensione.

L’Europa trema al pensiero che qualcuno possa sferrare un attacco suicida in mezzo alla folla, causando morti per una eventuale esplosione e per la calca impazzita che cerca disperatamente una via d’uscita. Questo spiega la fretta di sgomberare gli aeroporti di Parigi Beauvais, Lille, Lione, Nantes, Nizza e Tolosa. Basta un bagaglio abbandonato a far temere il peggio e non va dimenticato che l’isteria collettiva può far danni inimmaginabili. In un momento a così alta tensione assume un ruolo fondamentale la corretta e dosata comunicazione. Il ripetersi di continue allerta rischia di sgretolare l’attenzione dei destinatari: la ritrita storia di “Al lupo! Al lupo!” è sufficiente a sottolineare una potenziale assuefazione a certe sollecitazioni e una riduzione della reattività dei destinatari delle disposizioni impartite.

Se vige l’inossidabile “ Estote parati ” di biblica memoria, le istituzioni devono far sì che tutti siano preparati. Senza instillare il timor panico, che farebbe il gioco dei terroristi, sarebbe opportuno dare alla collettività istruzioni elementari per tenere il comportamento più corretto in situazione di emergenza. Il fattore sorpresa (riducibile da una ricognizione attenta e dall’analisi rapida degli elementi informativi man mano acquisiti) può essere ammortizzato anche da una propedeutica sensibilizzazione di chi potrebbe rimanere coinvolto.

*Ex generale Guardia di Finanza, già Comandante del Gruppo Anticrimine Tecnologico

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