"Il nemico palestinese di Israele più implacabile dai tempi di Yasser Arafat". Questo, secondo un analista della radio militare, il significato della leadership di Yahya Sinwar nello sviluppo del conflitto israelo-palestinese. Nessun singolo leader palestinese può essergli comparato: né per la capacità formidabile di elettrizzare le masse, né per la capacità di definire una strategia di lungo termine e di creare a Gaza immense infrastrutture sotterranee senza eguali al mondo, né per la sua estrema duttilità che gli ha consentito di ’addormentare’ per anni Benjamin Netanyahu. Ma in definitiva – affermano i servizi israeliani – ha commesso anche gravi errori di calcolo che hanno trascinato la gente di Gaza in condizioni talmente disperate dall’essere ormai associate alla storica ‘Nakba’, la ‘Catastrofe’ del 1948. E lui stesso ha pagato di persona il conto della impressionante ‘Alluvione al-Aqsa’ lanciata un anno fa, che ha destabilizzato la regione.
LA CARRIERA DI SINWAR
Inizia negli anni Ottanta all’ombra del fondatore di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin, figura religiosa di prestigio. Sinwar all’epoca si occupa di controspionaggio ed elimina in prima persona, secondo Israele, una dozzina di palestinesi sospettati di collusioni col nemico. La sua efferatezza è proverbiale: una delle sue vittime sarà sepolta viva, un’altra strangolata con la propria keffya dopo essere stata prelevata a forza dal letto coniungale.
GLI ANNI IN CARCERE
Nel 1988 Sinwar inizia la detenzione nelle carceri di Israele: durerà 22 anni, ma per certi versi sarà la sua carta vincente. Sul piano personale, proprio Israele lo curerà da un tumore alla testa che minacciava di ucciderlo. Inoltre per anni Sinwar (perfettamente fluente in ebraico) frequenterà numerosi corsi della ‘Università aperta’ israeliana. Sono lezioni approfondite sulla storia di Gerusalemme dai tempi biblici a oggi, sull’ebraismo, sulla Diaspora, sulla Shoah, sulla struttura della società e della politica israeliana. La media dei voti è di 90. Traduce in arabo i libri di due ex capi dei servizi segreti israeliani. Nessuno attorno a lui comprende meglio come funzionino i circuiti mentali del nemico.
LA CONSACRAZIONE
Sinwar si impone così come leader indiscusso di migliaia di palestinesi detenuti in Israele e nel 2011 riacquista la libertà grazie ad uno scambio di prigionieri. Nel frattempo Gaza è molto cambiata dai tempi della sua gioventù perché, con un putsch militare contro Abu Mazen, Hamas si è aggiudicato il potere. Ormai il braccio armato di Hamas è diventato un esercito disciplinato, comandato dal suo amico Mohammed Deif. Sinwar propone una ‘hudna’: una tregua di lunga durata anche se Hamas non riconoscerà mai il nemico sionista.
DIETRO LE QUINTE
Accelera il potenziamento militare di Hamas, anche dotando Gaza di una rete di tunnel di bunker di centinaia di chilometri. Comprendendo che adesso Israele esiterebbe a penetrare nella Striscia, convince la controparte israeliana che quanto gli preme è la stabilità economica. Dal Qatar, con il beneplacito di Netanyahu, affluiranno allora a Gaza finanziamenti mensili in contanti che Hamas distribuisce ai bisognosi, guadagnandosi ulteriori consensi. Nel 2023 le tensioni sociali esplose in Israele, le iniziative delle forze ebraiche nazionaliste nella Spianata delle Moschee e la prospettiva di una intesa fra Israele e Arabia Saudita che tagli fuori la questione palestinese lo inducono a lanciare la terribile offensiva del 7 ottobre.
Aldo Baquis