Martedì 13 Agosto 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

La furia dei coloni: "Fateci tornare a casa. La Striscia è nostra"

L’esercito blocca l’ingresso agli ultraconservatori

La furia dei coloni: "Fateci tornare a casa. La Striscia è nostra"

L’esercito blocca l’ingresso agli ultraconservatori

Ieri, nel nono giorno del mese di Av del calendario lunare ebraico, le lancette della Storia del popolo d’Israele sono tornate vorticosamente a ruotare all’indietro nel tempo. Mentre al ministero della difesa di Tel Aviv si scrutavano i radar in attesa di attacchi missilistici dal Libano o dall’Iran, ritenuti ormai imminenti, al calare delle tenebre gli ebrei credenti hanno dato inizio ad una giornata intera di digiuno e di afflizione in ricordo di altri appuntamenti traumatici con la Storia.

Era il nono giorno del mese di Av quando (nel 586 a.C.) le truppe babilonesi guidate da Nabuccodonosor sfondarono le mura di Gerusalemme, catturarono ed accecarono il re Zedekya, e distrussero il Tempio di Salomone fra le lamentazioni di Geremia che invano aveva lanciato ripetuti inviti alla moderazione. E nella stessa data del calendario ebraico (nel 70 d.C) fu la volta delle legioni romane di Tito a sfondare le difese a Gerusalemme e a bruciare il secondo Tempio. Domenica, attorno alle mura di Gerusalemme, migliaia di ebrei nazional-religiosi hanno organizzato una catena umana e hanno dato fiato ai loro ’shofar’ (il rituale corno di montone) per esigere dal governo di poter "tornare a casa". Cioé di ricostruire insediamenti nella Striscia di Gaza da dove nel 2005, su ordine del premier Ariel Sharon, ottomila coloni furono rimossi dall’esercito nel tentativo di raggiungere nuovi equilibri con i palestinesi. E ieri migliaia di nazionalisti sono confluiti ai bordi della Striscia per osservare proprio là il digiuno del Tisha (nove) b’av, accanto alle terre perdute. ‘

"Dobbiamo tornare ad insediarci a Gaza – ha detto Daniela Weiss, una delle organizzatrici della manifestazione –. La nostra presenza là accrescerà la sicurezza di Israele". Per l’occasione si è mobilitato perfino il novantenne rabbino Dov Lior, considerato il teologo di punta di una corrente religiosa definita ‘messianica’, che conta fra i suoi discepoli due ministri importanti nel governo Netanyahu: Itamar Ben Gvir (sicurezza nazionale) e Bezalel Smotrich (finanze).

In decenni passati, fra le masse di studenti che hanno frequentato il suo collegio rabbinico, alcuni dei suoi seguaci sono stati coinvolti in episodi gravi di violenza politica. Ma su Netanyahu il suo ascendente è sempre stato molto forte. "Dobbiamo premere sul governo affinché’ estenda la sovranità su tutte quelle terre"’, ha detto il rabbino Lior riferendosi alle porzioni di Gaza occupate in questi mesi dall’esercito. Di fronte alla mobilitazione dei nazionalisti, l’esercito è stato costretto a rafforzare gli schieramenti attorno a Gaza per impedire loro di entrare.

"Quanti furono scacciati 20 anni fa – ha insistito il rabbino Lior, e si riferiva ai coloni – devono poter tornare alle loro case". Per il futuro della Striscia il ministro Ben Gvir ha illustrato piani di ampio respiro. Innanzitutto, ha affermato, "occorre bloccare ogni fornitura di combustibile, per mettere in ginocchio Hamas. Dobbiamo martellarli di continuo". Aiuti umanitari ai palestinesi, ha aggiunto, solo su base di reciprocità con aiuti che siano destinati agli ostaggi israeliani. "Dobbiamo tenere sotto occupazione la Striscia di Gaza, far pagare loro un prezzo in termini di terreni. E poi – ha concluso in una intervista radio – incoraggiare "l’emigrazione dei palestinesi".