Bianchi
Per spiegare ciò che oggi è la Siria bisogna partire dalla fine della Grande Guerra, quando il Paese fu concesso in amministrazione fiduciaria alla Francia. Nel 1922 la potenza coloniale portò al vertice della Siria gli alauiti (piccola corrente religiosa formata perlopiù da contadini) e creò il governatorato di Latakia nel nordovest per minare la forza del nazionalismo siriano. Gli sciiti alauiti, 5-6 milioni di individui che rappresentavano la maggioranza della popolazione in quell’area e circa il venti per cento dei siriani, furono messi in grado di godere di diritti negati da secoli, ossia scuole, caserme, possibilità di affrontare controversie giudiziarie in tribunali gestiti da magistrati della stessa confessione religiosa e non da sunniti. Numerosi ufficiali alauiti e altrettanti esponenti della loro élite furono affascinati dall’ideologia modernista, panaraba e nazionalista del baathismo. Dopo molte turbolenze politiche nel 1970 nelle forze armate emerse Hafez, il capostipite degli Assad che con un colpo di Stato si impadronì della guida del Paese e portò gli alauiti nelle stanze del potere. Nacque con lui la dinastia degli Assad che con Bashar si trova ancora al vertice dello Stato anche grazie all’appoggio dell’Iran, degli Hezbollah e soprattutto della Russia. Mosca in Siria ha due basi importantissime. Quella navale di Tartus, unico punto di affaccio sul Mediterraneo, e dal 2015 quella aerea di Hmeimim, a circa 50 chilometri da Tartus, entrambe in zona popolata da alauiti. Non a caso durante l’offensiva dei ribelli sunniti jihadisti di Hayat Tahrir al Sham (Vita per la libertà del Levante), il cui nucleo centrale sono i qaedisti di Jabat al Nusra, è circolata la voce che il presidente siriano sia volato a Mosca. Bashar al Assad, laureato in oftalmologia a Londra, non era la prima scelta del padre Hafez.
Il capostipite della dinastia gli preferiva il fratello Basel, detto ’cavaliere d’oro’. I ribelli l’hanno disarcionato dalla sua statua in questi giorni. Basel era appassionato di auto sportive e nel 1994 è morto in un incidente. Per Hafez Maher, un altro suo figliolo, era troppo aggressivo. Un difetto che comunque non gli ha impedito di diventare capo delle truppe di élite della Quarta Divisione corazzata che, con la polizia segreta siriana, costituiscono il nucleo centrale delle forze di sicurezza. Hafez fu costretto a ripiegare su Bashar. Lo richiamò in Patria da Londra sei anni prima di morire per infarto nel 2000. Nel giugno 2012 Bashar gelò ogni illusione di riforma del regime tuonando, come in questi giorni, "sconfiggeremo i terroristi". Cominciò allora una guerra civile che ha mietuto mezzo milione di vite umane. Nel settembre del 2013, in un attacco all’area ribelle di Ghuta, il governo di Bashar è stato accusato di aver utilizzato armi chimiche.