Sabato 27 Luglio 2024
GIAMPAOLO PIOLI
Esteri

La corsa per la Casa Bianca. Gli Obama appoggiano Harris: "Sarai una grande presidente"

La telefonata di Barack e Michelle trasformata in un video per scaldare la campagna elettorale. Trump incontra Netanyahu a Mar-a-Lago: "Se non vinco io si rischia la Terza guerra mondiale".

La corsa per la Casa Bianca. Gli Obama appoggiano Harris: "Sarai una grande presidente"

La telefonata di Barack e Michelle trasformata in un video per scaldare la campagna elettorale. Trump incontra Netanyahu a Mar-a-Lago: "Se non vinco io si rischia la Terza guerra mondiale".

Per Kamala Harris è un crescendo che dura da giorni. Per Donald Trump una rabbia incontenibile che non si placa nemmeno con gli insulti diretti alla candidata democratica. E sicuramente non lo aiuta la smentita di Elon Musk, che non gli darà affatto 45 milioni di dollari al mese, come sembrava avesse promesso. E nella notte americana è arrivato l’endorsement che tutti attendevano e sul cui ritardo molti cominciavano a speculare. Con la ripresa video di una telefonata, Kamala Harris risponde emozionata a Barack e Michelle Obama che le dicono: "Siamo orgogliosi di te, questo è un momento storico, faremo tutto quello che potremo per appoggiarti. Diventerai una grande presidente".

Adesso il cerchio dei sostegni è chiuso ed è unanime. Tra qualche ora spunterà anche il nome del vicepresidente, che Harris sceglierà anche per bilanciare le sue posizioni più liberal che centriste. La panchina dalla quale scegliere è lunga e autorevole: comprende quattro governatori, un senatore e un ministro. Ma i favoriti sono il senatore dell’Arizona Mark Kelly, ex astronauta specialista dell’immigrazione e dei confini (e marito di , Gabrielle Giffords, la deputata che nel 2011 si salvò da un attentato) il governatore della Pennsylvania, Josh Shapiro, ex procuratore che potrebbe assicurare ai democratici lo Stato in bilico e quello dell’Illinois J.B Pritzker, il politico più ricco degli Stati Uniti, la cui famiglia è proprietaria della catena Hyatt, banche a Chicago e la Royal Caribbean Cruise Line.

Il delicatissimo ruolo di selezionatore è stato affidato a Eric Holder, ex ministro della Giustizia di Obama. Proprio l’ex presidente in queste ore sta trasferendo molti dei suoi strateghi e dei suoi fedelissimi al servizio di Kamala Harris, se lo riterrà necessario, soprattutto per la gestione della macchina elettorale. I dem stanno aprendo migliaia di uffici e hanno già incassato la disponibilità di oltre 170mila volontari in meno di 2 giorni e contributi grandi e piccoli, compresi i super pac, per oltre 300 milioni di dollari

Inaspettatamente Kamala sembra aver risvegliato soprattutto nei giovani un nuovo effetto obamiano "Yes we can". Ma non è l’unico effetto. Donald Trump aveva pilotato i titoli dei giornali fino alla fine della convention repubblicana e incassato un’ondata di popolarità per lo scampato attentato, ma in queste ore i titoli sono per Harris e la cabina di regia di Trump sembra congelata alla ricerca di un punto debole per colpire la nuova e più agile avversaria. Dopo averla chiamata "pericolosa spazzatura", Donald che si è ormai tolto del tutto il cerotto dall’orecchio, non sembra trovare nel suo vice J. D. Vance quel mastino che cercava. Nell’incontro con Netanyahu, Harris è stata "franca e schietta" col premier israeliano al punto che da Gerusalemme hanno commentato: "Le sue parole allontanano il rientro degli ostaggi".

Nell’incontro di ieri a Mar-a-Lago (residenza del tycoon) anche Donald Trump è stato costretto a dire che "va trovata una soluzione subito" ed è rimasto in qualche modo spiazzato dalla posizione di Biden e Harris, che lo avevano anticipato manifestando la stessa urgenza anche davanti ai famigliari degli ostaggi invitati alla Casa Bianca. Ma Trump ha sfruttato l’occasione per un nuovo attacco: "Harris è terribile, molto peggio di Biden e con l’Iran in Medio Oriente ci porterà alla Terza guerra mondiale. È un’incompetente". Nel frattempo, Axios ha rivelato che il capo del Mossad, David Barnea, dovrebbe incontrare domani a Roma il direttore della Cia, William Burns, il premier del Qatar, Mohammed bin Abdel Rahman al-Thani, e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal per discutere dell’accordo sugli ostaggi.