Giovedì 30 Gennaio 2025
GIOVANNI PANETTIERE
Esteri

La Casa Bianca e l’IA cinese : "È una sveglia per le aziende Usa"

DeepSeek lancia una nuova app. Italiano (Luiss): dall’intelligenza artificiale potenzialità su salute e industria. La Santa Sede riconosce le opportunità, ma avverte: "Non va idolatrata, c’è il rischio di dequalificare il lavoro".

Liang Wenfeng, classe 1985, è a capo della startup cinese DeepSeek Ha conseguito la laurea in IA

Liang Wenfeng, classe 1985, è a capo della startup cinese DeepSeek Ha conseguito la laurea in IA

All’indomani della batosta in salsa cinese sui mercati per i colossi statunitensi dell’intelligenza artificiale, Donald Trump lascia da parte il bastone e impugna la carota nei confronti di DeepSeek. La mossa strategica arriva nello stesso giorno in cui la start up di Pechino, il cui chatbot risulta il più scaricato al mondo, lancia Janus Pro, un generatore d’immagini migliori di quelle prodotte dai competitor occidentali. Non solo, le parole del presidente Usa seguono di poco la pubblicazione, da parte della Santa Sede, di un documento in chiaroscuro su potenzialità e (soprattutto) rischi dell’IA. Andiamo con ordine.

"L’app DeepSeek dovrebbe essere una sveglia per le nostre industrie che sono chiamate a essere concentrare al massimo sulla competizione per vincere – sono le parole del presidente statunitense, Trump, a commento del terremoto finanziario di due giorni fa, quando Nvidia, l’azienda che detiene il 90% circa del mercato dei microchip usati per l’intelligenza artificiale, ha perso quasi 600 miliardi di dollari in valore di mercato – . Tutto questo potrebbe essere positivo per loro. Invece di spendere miliardi e miliardi, si spende di meno e si arriverà, sperabilmente, alla stessa soluzione".

I numeri sembrano confermare l’auspicio del tycoon. DeepSeek, per sviluppare V3, il modello di IA alla base del suo chatbot di successo, avrebbe speso appena 5,6 milioni di dollari, una piccola parte del costo che finora si riteneva necessario per costruire un’intelligenza artificiale: l’anno scorso Sam Altman, ad di OpenAI, dichiarò che per realizzare GPT-4, uno dei sistemi dietro all’arcinoto ChatGPT, erano stati impiegati 100 milioni di dollari.

Competitività, efficienza e risparmio sono e saranno i criteri chiave per le Big Tech a stelle e strisce nella nuova disfida con DeepSeek, alla voce Janus Pro. In gergo tecnico, si tratta di un nuovo framework autoregressivo in grado sia di comprendere, sia di creare immagini con la possibilità di eguagliare o superare le performance di modelli occidentali. Con un limite, però: l’applicazione può processare solo immagini di piccole dimensioni, con una risoluzione massima di 384 x 384 pixel.

Ma facciamo un passo indietro. Che cosa s’intende con intelligenza artificiale e quali sono le sue potenzialità? "Semplificando al massimo, si può dire che è un insieme di tecnologie in grado di consentire alle macchine di eseguire compiti che in apparenza sembrerebbero richiedere l’intelligenza umana – spiega Giuseppe Italiano, prorettore all’intelligenza artificiale alla Luiss Guido Carli –. Ad esempio, parliamo della possibilità di riconoscere oggetti, generare testi, immagini, video o, più in generale, di risolvere problemi particolarmente complessi". Le prospettive della IA sono enormi e toccano molti settori. Due esempi su tutti, medicina e industria. "Può aiutare a diagnosticare precocemente malattie, analizzando immagini o dati genetici – chiosa il professore Italiano –, mentre nell’industria può ottimizzare i processi produttivi, riducendo sprechi e consumi energetici".

Sta di fatto che non mancano le incognite e i lati oscuri degli algoritmi e dei loro derivati tecnologici. Dei rischi e delle opportunità dell’intelligenza artificiale tratta in 117 paragrafi la nota della Santa Sede, Antiqua et Nova, stilata dal dicastero della Dottrina della fede, di concerto con quello della Cultura e dell’Educazione. Se "le potenzialità" dei chatbot non mancano, soprattutto nel coadiuvare le nazioni nella ricerca di pace e sicurezza, per la Santa Sede l’IA non va "divinizzata", l’uomo non può "diventare schiavo della propria stessa opera" e non deve abdicare alle relazioni umane. In particolare, i timori si riversano sulla produzione e circolazione di fake news, sui rischi per la privacy, sullo sviluppo di "una medicina per i ricchi" a discapito dei poveri e sulla potenziale dequalificazione del lavoro umano in nome del progresso tecnologico.

Servono, come sempre, buon senso e raziocinio. Ne sa qualcosa il Papa che di recente si è concesso una confidenza davanti ai presidenti delle commissioni episcopali delle comunicazioni: "A me preoccupa, più dell’intelligenza artificiale, quella naturale, quell’intelligenza che noi dobbiamo sviluppare".