Ottaviani
C’erano una volta due Paesi amici. La Polonia volta le spalle all’Ucraina e, dopo mesi di tensioni fra le due cancellerie, annuncia che non fornirà più armi allo Stato sotto attacco dai russi da oltre un anno. Ad annunciarlo è stato il primo ministro di Varsavia, Mateusz Morawiecki, in persona. "Ora ci stiamo armando, dobbiamo difenderci" ha detto il premier, lasciando intendere che la Polonia teme azioni offensive da parte della Russia. Ma fra Kiev e Varsavia i rapporti sono tesi da tempo e alla base ci sarebbero motivi economici. Una guerra, insomma, di tipo commerciale, che vede il grano polacco, ungherese e slovacco, minacciato da quello ucraino che viene venduto a basso costo perché non può più solcare il Mar Nero a causa della presenza della marina russa nel bacino.
La situazione è diventata ancora più drammatica dallo scorso luglio, quando il Cremlino ha fatto saltare l’accordo per l’esportazione di grano mediata dalla Turchia. Da quel momento, le risorse della terra ucraina hanno letteralmente preso altre strade e i rapporti fra i due Stati hanno iniziato a deteriorarsi, fino a degenerare negli ultimi giorni. Questo nonostante Morawiecki sia stato il primo leader dall’inizio della guerra a visitare Kiev. Mercoledì, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, durante il suo intervento alle Nazioni Unite, aveva lanciato un atto di accusa verso "quei Paesi per le quali la solidarietà all’Ucraina è solo teatro politico e che con il loro atteggiamento ‘preparano il terreno a Mosca".
Nessun accenno diretto alla Polonia, che però poche ore dopo ha convocato d’urgenza l’ambasciatore ucraino a Varsavia e, nella perfetta dinamica del botta e risposta, ha preso la decisione di non dare più quelle armi di importanza vitale per l’ex repubblica sovietica nella resistenza all’invasore russo. Fino a questo momento la Polonia avrebbe inviato armi per tre miliardi di euro, la metà della ben più facoltosa Gran Bretagna. Non ci sono di mezzo solo Mig e carri armati. Varsavia in questi mesi ha inviato anche denaro, aiuti per milioni di dollari e soprattutto ospita sul suo territorio nazionale centinaia di migliaia di rifugiati scappati dagli orrori della guerra.
Una generosità che, secondo il governo di Morawiecki, Kiev avrebbe ripagato con una concorrenza sleale. La situazione non è destinata a migliorare, anche perché in Polonia fra meno di un mese si vota. Il 15 ottobre la popolazione andrà alle urne e, per la prima volta dopo mesi, la piattaforma dei partiti di opposizione è in testa nei sondaggi. L’inevitabile impatto di milioni di persone e il contraccolpo su una nazione a forte trazione agricola come la Polonia hanno inevitabilmente fatto sentire il loro effetto, e adesso Diritto e Giustizia, il partito di maggioranza, teme di perdere le elezioni. Nelle ultime settimane molti agricoltori hanno protestato per la crescente presenza di prodotti ucraini sul mercato, dal prezzo notevolmente più basso. Il grano di Kiev sta creando problemi anche nelle relazioni con l’Unione Europea, già tese a causa della politica di Varsavia sui migranti che arrivano dal Mediterraneo. La Polonia, che a Bruxelles può contare il commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, lo scorso aprile aveva ottenuto insieme con altr iil divieto all’import di cereali dall’Ucraina, che è durato fino allo scorso 15 settembre. L’esecutivo di Morawiecki, però, non ha rispettato la scadenza né gli accordi con la Commissione, e ha rinnovato l’embargo, introducendo anche ulteriori restrizioni sulla farina e sui mangimi. Adesso, poi, ha attaccato direttamente Kiev, dando la colpa alla guerra.