Giovedì 17 Ottobre 2024
GIOVANNI ROSSI
Esteri

L’ Italia non molla l’Unifil: "Deve restare per la pace". E Meloni vola in Libano

La premier in missione diplomatica: "La morte di Sinwar apra una nuova fase". Crosetto risponde a Netanyahu: "Non lasciamo Beirut, l’Onu crollerebbe". L’auspicio di Tajani: "La scomparsa del capo di Hamas porti al cessate il fuoco".

L’ Italia non molla l’Unifil: "Deve restare per la pace". E Meloni vola in Libano

La premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa, Guido Crosetto

Giorgia Meloni è in Medio Oriente, atterrata ieri notte direttamente da Bruxelles: prima leader occidentale in visita dopo lo scoppio del caso Unifil. Impossibile "per motivi di sicurezza", secondo il ministro della Difesa Guido Crosetto, una visita alla base Onu. Ma il programma di giornata, anche senza blitz in zona di guerra, già deborda di impegni. La missione in Giordania e in Libano cade a 24 ore dall’uccisione a Rafah del leader di Hamas Yahya Sinwar, che la premier ha subito commentato. "La sua morte apra una nuova fase che porti alla liberazione degli ostaggi e al cessate il fuoco a Gaza". Motivo della misione diplomatica sono anche gli "inaccettabili" attacchi israeliani per sfrattare l’Unifil, il contingente multinazionale dell’Onu in Libano a forte presenza italiana (alle cui spalle si annidano le brigate di Hezbollah). Sullo sfondo dell’annunciata rappresaglia israeliana contro l’Iran, ormai sempre più vicina, l’Italia prova a concorrere alla stabilizzazione dell’area e a lavorare a scenari post conflitto.

Secondo anticipazioni, nel bilaterale di stamattina ad Aqaba con Re Abd Allah II, la presidente del Consiglio ribadirà il sostegno italiano alla Giordania quale Paese fondamentale per la stabilità della regione, e si confronterà con il sovrano hascemita sulla proposta giordana – già presentata in altre sedi – del corridoio ’Gaza humanitarian Gateway’. Obiettivo: far fronte alla crisi sanitaria, alimentare e abitativa della popolazione palestinese della Striscia. Dopo il confronto a Cipro durante il vertice Med9, è tempo di far parlare concretamente gli aiuti, come richiesto dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden al premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Il clou della trasferta sarà nel pomeriggio a Beirut. Qui la presidente del Consiglio incontrerà il primo ministro Najib Mikati e il presidente del Parlamento Nabih Berri. Alle autorità libanesi Meloni ripeterà la richiesta – già avanzata per telefono anche al leader israeliano Netanyahu – di garantire in ogni modo la sicurezza del personale Unifil. In cambio l’Italia offrirà massimo ascolto e collaborazione per individuare gli elementi necessari alla piena applicazione della risoluzione 1701 delle Nazioni Unite nonostante il peggioramento del contesto. II sostegno alle forze armate libanesi, ridimensionate nel tempo dalla forza di Hezbollah e ora chiamate a una rinnovata assunzione di responsabilità, gode del massimo supporto italiano, con missioni e comitati ad hoc. Sostegno che sarà ampiamente ribadito dalla premier. Sul tavolo anche il tema dei rifugiati siriani in Libano: l’Italia lavora per favorire rimpatri volontari, sicuri e sostenibili. In questa giostra diplomatica, lunedì atterrerà in Israele il ministro degli Esteri Antonio Tajani: il suo pubblico auspicio è che la scomparsa di Sinwar "possa portare al cessate il fuoco a Gaza".

Sempre oggi, a Napoli, dove comincia il G7 della Difesa, il ministro Crosetto tesserà la sua tela fino a domenica, prima di partire a sua volta per Beirut. La linea italiana è quella espressa con informativa parlamentare prima della trasferta a Bruxelles per la riunione dei ministri della Difesa della Nato: a Israele "diciamo con schiettezza: aiutateci a rafforzare Unifil per fare, in modo pacifico, ciò che voi fate con le armi". Navi e aerei sono allertati per evacuare il contingente italiano di Unifil se la situazione dovesse precipitare. Ma, sempre a giudizio del ministro, "andare via ora minerebbe, forse definitivamente, la credibilità stessa dell’Onu: o c’è Unifil o c’è la guerra", invece i caschi blu devono restare, con nuove regole d’ingaggio, per "esercitare una reale deterrenza".