Roma, 10 agosto 2024 – Gli ucraini rallentano la loro avanzata nel Kursk ma non abbandonano l’iniziativa mentre i russi cercano di contenerli limitando al minimo l’invio di forze dal Donbass, per evitare di perdere l’iniziativa in quel settore del fronte. Per capire quello che succedendo è molto utile l’opinione di un analista militare come il colonnello Orio Giorgio Stirpe, dal 2020 nella riserva, ma per anni pianificatore e analista tattico dell’esercito italiano, con una lunga esperienza anche in ambito Nato.
"Si tratta – osserva Stirpe nel suo blog su FB – di un’azione meccanizzata particolarmente dinamica, fondata su un’accurata preparazione di intelligence e imperniata sulla propria superiorità di manovra, di fuoco e di sostegno tattico e logistico. Si attacca lungo assi preordinati, senza fuoco di distruzione preventivo, facendo della tempestività il criterio di impiego fondamentale (gli altri sono efficienza ed efficacia, se qualcuno ricorda il concetto del “triangolo decisionale”).
In questo modo si coglie l’avversario di sorpresa, lo si isola piuttosto che prenderlo di petto, lasciando al secondo scaglione il compito di eliminare le sacche di resistenza: le perdite così risultano contenute da entrambe le parti, la penetrazione è molto più profonda e il nemico perde il controllo della situazione.
Dottrina Nato ‘da libretto’, si attacca laddove il nemico è più debole e il costo dell’attacco è minore, in modo da poter prontamente reimpiegare le forze impiegate per lo sfondamento, scelte fra le migliori e non fra quelle ‘sacrificabili’ come da dottrina russa...”.
“L’operazione ucraina nel Kursk – prosegue Stirpe – ha molteplici obiettivi tattici da raggiungere, e un paio di obiettivi operativi possibili... Ma ne ha uno strategico fondamentale: costringere i russi non solo a distogliere risorse dal Donbass, ma soprattutto a montare un nuovo ‘tritacarne’ ad altissimo consumo di risorse umane e materiali in un teatro scelto dagli ucraini e tale da non lasciare scelta ai russi sul ‘se’ e sul ‘quando’ condurre questi attacchi ad altissimo costo. L’occupazione da parte ucraina di territorio russo è politicamente intollerabile per Putin: la riconquista di tale territorio per lui è assolutamente prioritaria e irrinunciabile, a qualsiasi costo. E il costo sarà elevatissimo, perché per un esercito statico come quello russo un cambio di gravitazione offensiva così drastico richiederà tempo e sforzi immani, che a loro volta condurranno a costi crescenti, da pagare nei tempi e nei luoghi scelti dagli ucraini. Insomma: Putin ha perso l’iniziativa”.