Roma, 8 agosto 2024 – Dopo il mal gestito e sostanzialmente fallimentare tentativo di controffensiva ucraina nell’estate del 2023 era tempo che lo Stato maggiore di Kiev mettesse in atto strategie meno prevedibili di un attacco diretto contro le linee fortificate e i campi minati messi dai russi a protezione delle proprie linee al Sud. Senza avere una vera superiorità aerea e senza avere un volume di fuoco di artiglieria adeguato, la controffensiva dello scorso anno era destinata a un costoso buco nell’acqua. E infatti...
Adesso l’esercito ucraino (magari ascoltando i consigli degli americani che avevano invano suggerito lo scorso anno una concentrazione di forze in un solo punto per rompere le linee russe e poi da lì dilagare, e non attacchi multipli su più aree che non avevano la forza necessaria per prevalere) ha dato il via a una operazione, giunta al terzo giorno, in un tratto di frontiera tra le ucraine Sumy e Kharkiv, nella regione russa di Kursk, sostanzialmente presidiato solo da reparti di frontiera di Mosca.
L’operazione nella regione di Kursk
L’operazione coinvolge tre brigate di fanteria ucraine, la 22esima, la 103esima e la 88esima con la prima (dotata di blindati americani Bradley e Stryker) come forza d’urto principale, integrate da un battaglione da ricognizione, un paio di battaglioni di volontari georgiani, uno di volontari russi, una brigata di artiglieria (che deve garantire il supporto di fuoco ma anche la copertura antiaerea) e una numerosa presenza di droni.
Complessivamente parliamo di 25mila uomini, che nei primo tre giorni hanno travolto le forze delle guardie di frontaliera invano supportate da velivoli SU25 che hanno tentato attacchi al suolo contro le forze ucraine ma hanno dovuto per ora desistere per evitare di fare la fine di due elicotteri KA 52 abbattuti dalla contraerea a supporto delle forze di Kiev.
I progressi di Kiev in territorio russo
Gli ucraini hanno così raggiunto la cittadina russa di Sudzha, che si trova a 9 chilometri dalla frontiera, prendendo il controllo della sua parte occidentale compreso il centro di pompaggio dei tre gasdotti che corrono nell’area e hanno dilagato più a nord su due direttrici. Conquistata Sveldlikovo, una colonna ucraina è avanzata fino a Pogrebki e forse Kauciuk, un seconda ha preso Liubimovka ed è avanzata per ben 25 chilometri fino alla periferia di Korenevo dopo è stata fermata dai russi, a ben 26 chilometri dal confine. In tre giorni è un progresso notevole.
La strategia di Zelensky
Ma qual è la strategia di Zelensky? Ragionevolmente quella di creare un testa di ponte non dissimile da quella che hanno creato i russi a nord di Kharkiv, e costringere Mosca a spostare lì 30-40 mila uomini, possibilmente sguarnendo il Donbass. Ha un senso anche perché riguadagna l’offensiva agli ucraini almeno in un settore del fronte e perché crea il presupposto di avere un territorio russo da ‘scambiare’ con i propri invasi dal Cremlino una volta che si andrà al tavolo delle trattative. Riusciranno gli ucraini a resiste alla prevedibile controffensiva russa quando Mosca – tra alcuni giorni, o forse alcune settimane – avrà abbastanza forze nell’area? Vedremo. Certo è che ora Putin – ieri veramente irritato nelle sue dichiarazioni pubbliche e ragionevolmente anche di pù in quelle private con gli esponenti del suo governo e delle forze armate – si trova la guerra in casa. L’invasore, invaso. A riprova che i suoi calcoli di una guerra veloce e di successo nel riportare l’Ucraina sotto il controllo di Mosca erano largamente errati e che nel medio periodo molto può accadere di sgradito al Cremlino. Perché le guerre sai perché le inizi, ma non sai mai come vanno a finire.