Roma, 17 dicembre 2024 – Quanto Igor Kirillov fosse prezioso per il Cremlino, si capisce dalle dichiarazioni della portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zacharova. Classe 1970, fare il cattivo della situazione era la sua specialità.
Sarà stato l’ingresso nelle forze armate sovietiche quando aveva appena 17 anni a forgiarlo. Primo del suo corso all’Accademia militare, si è laureato con lode alla Kostroma Higher Military Command School of Chemical Defense. Un luogo dove, come suggerisce il nome si studiavano e sperimentavano armi chimiche e biologiche. Da quel momento, diventerà la sua specialità. Tornerà a Kostroma dal 2005 al 2007, per specializzarsi e poi assumere la guida della NBC Protection Militar Academy.
Oltre a incarichi prestigiosi e decorazioni puntualmente appuntate sulla divisa dal Presidente Putin, di cui è un fedelissimo, Kirillov colleziona anche sanzioni da parte della comunità internazionale. Le due più recenti sono quelle del Canada e del Regno Unito. Appena ieri era stato condannato dall’Ucraina in absentia per l’uso di armi chimiche nella guerra contro Kiev. Sembrerebbe che l’attentato che gli è costato la vita sia stato organizzato per fargli pagare il conto definitivamente.
Ma Kirillov non era solo un macellaio che al posto delle granate usava gli agenti patogeni (il suo preferito era la cloropicrina). Era anche un gran bugiardo e diffusore della propaganda russa e dunque, oltre alla guerra convenzionale, portava avanti la guerra non lineare del Cremlino.
Si deve (anche) a lui la diffusione della ‘lettura russa’ della guerra in Ucraina, secondo la quale Mosca sarebbe stata costretta a intervenire per reagire a una provocazione della Nato. Una menzogna, purtroppo troppo spesso considerata una verità alternativa. Kirillov cercava puntualmente di fare passare la Nato dalla parte del torto ben prima dell’inizio del conflitto, anche nei consessi militari internazionali, forse per vedere quali militari occidentali potessero essere sensibili alla versione di Mosca.
Maria Zacharova ha dichiarato che è stato ucciso perché "ha smascherato le bugie della Nato”. Le motivazioni sono ancora più serie e per il Cremlino è un grosso problema. Con Kirillov è morto anche il suo vice, segno che i responsabili volevano fare un lavoro completo che spezzasse la catena di comando di ciò che per l’occidente è il nemico numero uno, ossia il possibile impiego del nucleare.
Ma l’agguato evidenzia come nonostante gli avanzamenti in Donbass, la Russia continui ad avere problemi di intelligence e controllo del suo territorio. Dopo Kirillov potrebbero esserci altre vittime eccellenti, con i generali più preparati e con esperienza che iniziano a scarseggiare.