Roma, 9 febbraio 2025 – Donald lo spavaldo, che piaccia o no, adesso è l’uomo che ha preso in mano il mazzo e distribuisce le carte al mondo su più fronti dove costringe gli altri a trattare sulle sue idee forti, controverse ma destinate a muovere le acque. Così succede con il conflitto ucraino dove con le sue affermazioni, tra promesse e ricatti, ha sparigliato le carte in una situazione di stallo che non ha mai fatto grandi passi in avanti in un alternarsi di piani di pace cinesi, turchi, timidamente europei, di Zelensky stesso. Donald Trump annuncia di voler incontrare sia Vladimir Putin che Volodymyr Zelensky. Con chi aprirà le danze? Mentre lo zar ha una posizione più attendista il leader ucraino è già stato chiaro affidando il suo pensiero a X. "È essenziale che io incontri il presidente Trump prima che lui incontri Putin. Altrimenti, ci sarebbe una discussione sull’Ucraina, ma senza l’Ucraina, il che è ingiusto. Qualsiasi trattativa deve iniziare con l’Ucraina prima dei colloqui con l’aggressore. Una visita a Kiev del presidente Trump sarebbe un passo necessario".
L’incontro si farà probabilmente in settimana. E in questa mano di poker The Donald ha già messo la sua posta sul tavolo: propone, seppur ancora in modo indefinito, di poter sfruttare le terre rare di cui è ricca l’Ucraina in cambio di garantire ancora aiuti militari in vista del piano di pace. Anche se in campagna elettorale aveva promesso lo stop. E contemporaneamente agirebbe sullo zar Putin per il cessate il fuoco. Mentre il conflitto ucraino continua ad essere una guerra di trincea, sulle trattative per la pace si affaccia la merce di scambio dell’oro che “non brilla”, le terre rare di cui è ricco il sottosuolo ucraino. Fanno gola alla Russia, le vogliono gli Stati Uniti, l’Europa spera e Zelenky le mette sul tavolo degli accordi di pace. Mai successo prima. Sono i depositi di materiali ferrosi di Dnipropetrovsk, il titanio dell’ area centrale, poi il litio, manganese, mercurio e carbone. Questo tesoro è la merce di scambio individuata dall’amministrazione Usa per continuare a fornire aiuti militari a KIev.
Contemporaneamente The Donald gioca al bastone e la carota con Mosca. Le strizza l’occhio, ma si dice pronto a raddoppiare le sanzioni, specie nel settore petrolifero, per costringere il Cremlino a sedersi al tavolo delle trattative. È il "double down" come lo definisce l’inviato speciale Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg. "Trump alza la voce ma i due avversari, Kiev e Mosca, indeboliti dal conflitto sono più disposti a trattare", spiega Gregory Alegy, docente di storia americana alla Luiss e analista di geopolitica. "E in questo Risiko pieno di variabili gioca un ruolo importante l’ombra della Cina che detiene il monopolio delle terre rare. Gli Usa hanno interesse ad abbracciare accordi con l’Ucraina per garantirsi una copertura in questo settore. Trump alza la voce e presenta un accordo in forma di ricatto anche per giustificare alla sua base elettorale una parziale virata sull’Ucraina. Doveva staccare la spina sugli aiuti militari e invece ora pare garantirne la continuità in cambio di qualcosa".
Zelensky non mostra i denti a Trump. "L’Ucraina è aperta alle partnership, ma le nostre risorse non sono qualcosa che consegniamo nemmeno ai più stretti alleati. La cooperazione deve essere reciprocamente vantaggiosa. Anche ai partner americani, ho detto di portare le loro aziende, noi siamo pronti a collaborare". Gregory Alegy aggiunge: "Anche l’Europa ha interesse ad inserirsi nella trattativa sulle terre rare per smarcarsi dalla dipendenza cinese". E Zelensky rilancia altre aperture:"L’Ucraina è pronta a diventare un hub chiave per il gas naturale liquefatto (Gnl) in Europa. Abbiamo grandi impianti di stoccaggio, questo rende l’Ucraina l’hub logico per le esportazioni di Gnl degli Stati Uniti in Europa". C’è da sperare che sia la diplomazia del dollaro ad avviare una soluzione. Che comunque non sarà a breve.