Roma, 25 agosto 2024 – L’unica attenuante che gli si può trovare è che un cognome e una storia familiare come la sua pesano. Per il resto, quella di Robert Kennedy Jr, è una figura per la quale è persino difficile trovare una definizione. Troppo sfuggente per essere credibile, troppo ridicolo per essere tragico. Ma c’è eccome, e non solo ha dichiarato che appoggerà Donald Trump, farà anche campagna elettorale con lui negli Stati in bilico, gettando nel panico il Partito Democratico e nella vergogna la sua famiglia. Quel clan, i Kennedy, circondato da un’aurea quasi mitica. Robert Kennedy Jr, figlio di Bob, ucciso nel 1968 mentre era candidato alla presidenza degli Stati Uniti e nipote dell’arcinoto John Fitzgerald Kennedy, per molti ancora il Presidente con la P maiuscola, ucciso a Dallas nel 1963, sembra essersi messo di impegno per fare finire in farsa quella che è stata una delle famiglie più importanti nella storia degli Stati Uniti e che, se proprio vogliamo ben vedere, gli ha permesso di diventare quello che voleva.
Classe 1955, di professione avvocato, ha due lauree, una in lettere conseguita nella prestigiosa Università di Harvard e una in legge presa in Virginia. Sposato tre volte, particolare che, in un certo elettorato Usa, non fa certo curricuIum, per un totale di sei figli, nel tempo libero scrive libri per bambini. Il sangue non mente mai e quindi, già da giovanissimo, ha iniziato a sviluppare la passione per la politica già da giovanissimo, anche se la cosa che gli è venuta meglio è stata quella di fare la pecora nera di famiglia.
Il rampollo della famiglia Dem per eccellenza, infatti, da anni balza agli onori delle cronache per posizioni che ricordano più quelle della corrente più radicale del Partito Repubblicano. Durante la pandemia da Covid-19, Robert Kennedy Jr è stato uno degli esponenti più importanti del movimento antivaccinista: secondo lui i vaccini favoriscono l’insorgenza dell’autismo, e più di una volta ha sostenuto teorie complottiste e antiscientifiche. Anche in politica estera, le sue posizioni sembrano molto più in linea con quelle di Trump che di Harris. Contrario alla guerra in Ucraina, sul capitolo cinese sostiene che fra Pechino e Washington non c’è molta differenza, perché entrambe, secondo lui, starebbero sviluppando ‘armi biologiche etniche’.
L’endorsement a Trump, insomma, rappresenta solo la ciliegina su una torta che per il clan Kennedy è stata solo di bocconi amari. Tanto che ieri è arrivata la presa di distanza ufficiale dall’eccentrico e ingombrante parente. Con un comunicato molto scarno, i figli di Bob Kennedy hanno fatto sapere che la scelta di Robert jr di sostenere Trump "un tradimento dei valori che nostro padre (Bob Kennedy, ndr ) e la nostra famiglia ha avuto più a cuore. È la fine di una triste storia". Scaricato ufficialmente, insomma, quasi un peso tolto dalla coscienza.
A proposito di peso, però, adesso è da capire quanto il suo sostegno al candidato repubblicano potrebbe incidere sul risultato di novembre. Robert Kennedy jr varrebbe fra il 4 e il 5%. "Mi aspetto che nel breve termine possa avere una qualche influenza – spiega Alan Friedman, politologo e giornalista statunitense –. Ma non credo sarà decisivo. Va però ricordato che saranno elezioni contese fino all’ultimo voto". Non si può escludere nulla, insomma. L’unica certezza è che le prossime settimane di campagna elettorale saranno roventi.