Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE ESTERI

Usa, Kamala Harris dopo le polemiche sulla salute di Biden: “Pronta a servire come leader”. Gli scenari possibili

I dem costretti a valutare un piano B per la Casa Bianca. Ma anche la vicepresidente è molto impopolare

Roma, 12 febbraio 2024 - Biden tenta la carta Tik Tok per catturare il pubblico più giovane anche di fronte a un sondaggio che lo ritiene troppo anziano (e smemorato) per ricandidarsi alla presidenza degli Stati Uniti.

Dall’altro lato però, la vice presidente Kamala Harris, si dice “pronta a servire” come leader, “non c’è alcun dubbio”, risponde a una domanda del Wall Street Journal che oggi riferisce le sue parole in esclusiva. 

Chiunque l'abbia vista al lavoro, ha aggiunto Harris, "se ne è andato pienamente consapevole della mia capacità di comando".

Tuttavia, anche nei suoi confronti i sondaggi sono impietosi. Secondo il più recente della Nbc, la vice di Biden ha conseguito un livello di impopolarità assai vasto: il 42% degli intervistati nutre una opinione molto negativa su di lei. La settimana scorsa Harris aveva dichiarato che i commenti sull'età di Joe Biden e la sua memoria, contenuti nell'indagine del procuratore speciale Robert Hur, erano "politicamente motivati". "Il modo in cui è stato caratterizzato il comportamento del presidente in quel rapporto non potrebbe essere più sbagliato nei fatti ed è chiaramente motivato politicamente", aveva dichiarato ai report della Casa Bianca.

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Finora i democratici si sono sempre rifiutati di discutere un piano B per la corsa alla Casa Bianca, ma il devastante rapporto del procuratore speciale Robert Hur, che descrive Joe Biden come "un uomo anziano con problemi di memoria" e "facoltà diminuite", li costringe a prenderlo in considerazione. Soprattutto perché, politicamente motivata o no, la descrizione del procuratore repubblicano sembra essere condivisa dall'86% degli elettori americani che, secondo un recente sondaggio Abcnews, ritiene Biden "troppo vecchio" per un secondo mandato. Il fatto che i democratici, sempre più nel panico, si siano convinti della necessità di avere un piano d'emergenza, non significa che, per le difficoltà procedurali e politiche, sarà facile semplicemente sostituire il presidente, scrive oggi Politico affermando che "la più probabile eventualità è che Biden rimanga nella scheda elettorale". Questo non toglie che si possano valutare diversi scenari in cui il partito riesca effettivamente a nominare un candidato diverso da Biden alla convention di agosto o persino dopo per competere nelle elezioni di novembre, conclude il sito che racconta, in via ipotetica, come potrebbero svolgersi questi scenari. 

Biden decide di lasciare dopo la vittoria delle primarie

La verità è che ogni strategia alternativa per le elezioni 2024 potrà realizzarsi solo se Biden si facesse volontariamente da parte o fosse fisicamente incapacitato. Al momento infatti, nonostante l'ansia crescente all'interno del partito democratico, il presidente guida incontrastato le primarie democratiche, in cui nessun candidato di peso è sceso in campo per sfidare il presidente in carica e dove è impossibile che possa arrivare, a sorpresa, un'alternativa dal momento che sono scaduti i termini per candidarsi alle primarie quasi in tutti gli stati. A parte un'improvvisa incapacità fisica, o un'altamente improbabile rivolta dei delegati durante la convention, l'unico piano B possibile prevede appunto che Biden rinunci volontariamente. Secondo Politico, però, esiste un percorso che permetterebbe al presidente di rinunciare con dignità e alle sue condizioni, permettendo, prima di tutto, che concluda, il 4 giugno, il percorso delle primarie da vincitore incontestato degli oltre 1900 delegati. A questo punto dovrebbe essere lui a non accettare la nomination, affidando i delegati ad un altro candidato, magari dicendo di sentirsi pronto ad un secondo mandato pur accogliendo le preoccupazioni degli elettori, rivendicando comunque di lasciare un'economia sul giusto binario e di aver sconfitto una volta Donald Trump. 

Battaglia alla convention

Si aprirebbe così un periodo, tra giugno e la convention del 19 agosto a Chicago, in cui si aprirebbe una lotta, senza precedenti in decenni di storia politica americana, tra esponenti democratici per ottenere in questo modo insolito la candidatura alla Casa Bianca. A Biden rimarrebbe un ruolo di kingmaker, essendo ancora lui in controllo dei delegati che - pur non essendo per legge obbligati a sostenere il presidente o qualcuno da lui sostenuto - saranno funzionari politici scelti dalla campagna di Biden e quindi fedeli al presidente. La questione più spinosa sarebbe - ipotizza ancora Politico in questo suo scenario - proprio quella di Kamala Harris, la vice presidente che ha un tasso di popolarità ancora più basso di quello di Biden e che ha mostrato durante le primarie del 2020 una scarsa capacità in campagna elettorale. Gli altri possibili candidati alternativi sono tutti esponenti che, pur non nascondendo delle personali aspirazioni, si sono mostrati sempre leali nei confronti di Biden, come i governatori di California e Illinois, Gavin Newsom e J.B. Pritzker, impegnati a sostenere ed appoggiare la campagna del presidente. Un altro nome molto papabile sarebbe quello di Gretchen Whitmer, governatrice del Michigan, grande alleata di Biden, tanto da essere vice presidente della sua campagna, e nemica di Trump, che ha assunto una grande popolarità durante lo scontro con l'estrema destra dello stato durante la pandemia. 

Rinuncia di Biden dopo la convention

Politico prende in analisi anche un altro, molto più caotico, scenario. Quello in cui Biden non fa un passo indietro, viene nominato candidato alla convention ma poi per qualche motivo è incapacitato a partecipare alle elezioni. Che cosa succederebbe? Le regole della convention prevedono che in caso "di morte, dimissioni o incapacità" del candidato il presidente del partito deve "comunicarlo alla leadership democratica del Congresso, all'associazione dei governatori democratici ed ai membri del Comitato Nazionale democratico" che dovranno scegliere un nuovo candidato. Potrebbero scegliere Harris - che intanto sarebbe stata confermata candidata alla vice presidente - e quindi dovrebbero poi designare un nuovo veep. Un'uscita di scena così ritardata di Biden sarebbe un incubo non solo politico ma anche logistico per gli Stati, alcuni dei quali iniziano ad inviare le schede per il voto dei militari all'estero qualche settimana dopo la convention, e poco dopo avviano anche il voto per posta o in anticipo per gli elettori americani. Il Minnesota e il South Dakota, per esempio, iniziano il voto in anticipo il 20 settembre.