Martedì 20 Agosto 2024
GIAMPAOLO PIOLI
Esteri

Elezioni Usa, l’eredità di Joe Biden è un assist a Kamala Harris: "Sarà straordinaria"

L’addio commosso alla convention: "Ho ancora 5 mesi di lavoro da fare". Ovazione per gli Obama. Hillary Clinton: Harris ce la farà, si sente nell’aria

Chicago, 21 agosto 2024 - Le lacrime non mentono. Joe Biden si è commosso e ha pianto sul palco dopo essere stato presentato dalla figlia Ashley nella notte degli addii. Quell’abbraccio profondo che ha provocato 4 minuti di standing ovation per l’anziano presidente, è stato anche una nuova testimonianza della sua umanità.

Joe Biden e Kamala Harris
Joe Biden e Kamala Harris

"Amo il mio lavoro, ma viene prima il mio Paese – ha detto Biden –. Kamala sarà uno straordinario presidente. La decisione più importante della mia vita politica è stata quella di aver scelto lei come mio vice quattro anni fa…Trump non può tornare alla Casa Bianca perché è un pericolo per tutti. Io ho ancora 5 mesi di lavoro e molte cose da fare. E su Gaza si arrivi alla tregua e si faccia finire subito questa guerra".

Nello ’United Center’ di Chicago strapieno nonostante l’ora tarda, i delegati e gli ospiti sono tutti in piedi, compresa Nancy Pelosi nella delegazione della California, presi da un’emozione spontanea ed elettrica che esplode quando all’improvviso Kamala Harris si presenta a sorpresa per ringraziare il vecchio Joe nel solenne passaggio del testimone che ha rinvigorito in poche settimane il partito democratico. Adesso è il partito dell’asinello proiettato come il favorito per la vittoria di novembre. I sondaggi quotidiani continuano a salire e danno la Harris con 4 e anche 5 punti di vantaggio a livello nazionale. Trump non cresce più e da 10 giorni sta peggiorando. E per dimostrare che i Dem con lei e un esercito di donne al seguito, adesso sembrano avere una marcia in più, stanno andando all’attacco.

Harris è stata spedita ieri per un blitz di poche ore a Milwaukee in Wisconsin per galvanizzare gli elettori dello strategico Stato in bilico che Trump conquistò di misura nel 2020.

Una toccata e fuga perché nella notte è rientrata a Chicago, dove hanno parlato Barack Obama e Michelle, Bernie Sanders e lo stesso marito di Kamala, l’avvocato Doug Emhoff che ha offerto uno spaccato intimo dell’aspirante ’Madame President’. Emhoff ha spiegato come lui può essere un ebreo-americano orgoglioso della sua cultura, libero però di contestare pubblicamente Netanyahu e il governo israeliano per la politica su Gaza e nei territori palestinesi occupati.

Tocca a Hillary Clinton, con un messaggio acuto e forte, ricordare l’ amarezza del 2016, e dire con forza ai delegati che "tutti da oggi dobbiamo lavorare per far vincere Kamala… e non ci dobbiamo fermare perché la strada è lunga e il soffitto di cristallo per una donna presidente in America è sempre difficile da rompere. Ma Kamala ce la farà. Si sente nell’aria. La gente sta capendo chi è davvero Trump e che minaccia rappresenta per la democrazia…Lo stanno lentamente capendo anche i repubblicani". Sebbene Hillary abbia parlato di classe media indossando un abito Chanel e molto oro ai polsi e nelle dita, l’ex segretario di stato ha entusiasmato la platea, così come ha fatto Alexandria Ocasio-Cortez, mostrando con calibrata astuzia la sua conversione da radicale liberal a progressista moderata che cerca il voto anche degli indipendenti e dei vicini di casa ’non committed’ che vogliono comunque un’America unita e non polarizzata.

Qualche decina di arresti, il tentativo di creare un varco nella zona rossa rompendo le barricate di metallo, e un cartello esposto anche all’interno del ’United Center’ con scritto "Basta dare armi a Israele", sono il bilancio fortunatamente modesto delle proteste di massa annunciate per le strade di Chicago a sostegno della Palestina. Anche l’adesione è stata scarsa e non si sono mai visti i 20.000 contestatori annunciati da oltre 150 associazioni.

Da ieri infine pure i sostenitori di Israele hanno ottenuto il diritto a costruire in un parchetto del centro "The hostages square" dove sono stati subito istallate grandi immagini di cartone con i volti e i nomi degli ostaggi catturati da Hamas dopo il 7 ottobre e non ancora liberati. Proteste incrociate ma senza scontri. Un segno che la politica si può fare anche col buonsenso e senza la violenza, invocata o minacciata.