Mercoledì 13 Novembre 2024

Partygate, Johnson paga la multa ma non si dimette: "Devo battere Putin"

Il premier britannico e il suo super ministro dell’Economia, il giovane cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, avevano partecipato a feste durante il lockdown

Il mitico 10 di Downing Street, dove abita il primo ministro inglese

Il mitico 10 di Downing Street, dove abita il primo ministro inglese

Londra - Multati dalla polizia per aver violato le norme anti Covid imposte dal loro stesso governo a milioni di connazionali. Scocca il giorno del giudizio per Boris Johnson, e per il suo scalpitante super ministro dell’Economia, il giovane cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, sanzionati da Scotland Yard nell’ambito delle indagini a scoppio ritardato sui ritrovi organizzati a Downing Street e in altri edifici governativi di Whitehall fra la primavera del 2020 e il 2021 in lampante violazione del lockdown o di altre restrizioni allora in vigore nel Regno Unito. L’annuncio, atteso eppure non scontato, è arrivato a qualche mese di distanza dall’esplosione sui media del cosiddetto scandalo Partygate.

Ed è frutto di un’indagine penale la cui gravità va ben oltre il peso di qualche decina di sterline di contravvenzione; poiché suggella - nel giudizio della polizia - la certificazione di comportamenti tecnicamente illegali dei quali BoJo aveva negato d’avere avuto consapevolezza anche di fronte al Parlamento. Materia di dimissioni sull’isola, ordinariamente, come sottolineano compatte le opposizioni invocandole ora a gran voce; ma a cui il primo ministro Tory - campione di resurrezioni politiche seriali - spera di sopravvivere ancora una volta, almeno nell’immediato, sullo sfondo del terremoto internazionale scatenato frattanto dall’invasione russa dell’Ucraina.

“Comprendo la collera di tanti“, ha ammesso alla fine Johnson in un contrito messaggio televisivo alla nazione attraverso cui ha fatto “pienamente ammenda“ per essere “venuto meno all’osservanza di regole introdotte proprio dal governo che io guido per proteggere la salute pubblica“, annunciando di aver pagato la multa e di non voler fare ricorso. Non senza scusarsi “in tutta sincerità dinanzi a un’opinione pubblica che avrebbe avuto il diritto di aspettarsi di meglio da lui; ma escludendo al momento qualsiasi passo indietro e, anzi ribadendo l’impegno a restare al proprio posto per “attuare con umiltà“ le “priorità“ del Pese, incluso l’obiettivo di “far fallire (Vladimir) Putin in Ucraina“ e quello di alleggerire il peso causato sulle famiglie dal caro bollette energetiche.

“Il primo ministro e il cancelliere dello Scacchiere hanno ricevuto oggi la notifica di multe comminate dalla Metropolitan Police“, aveva confermato in precedenza una portavoce di Downing Street dopo che gli investigatori si erano limitati a comunicare la formalizzazione anonima delle sanzioni ad altri 30 tra funzionari e politici coinvolti nel Partygate, fino a un totale di 50. Persone tra cui la portavoce ha poi ufficializzato il coinvolgimento in prima persona di Johnson e della sua consorte Carrie, oltre che di Sunak, nel rispetto “della trasparenza“ promessa a suo tempo. BoJo, ha chiarito l’entourage, è stato punito per un singolo episodio: aver partecipato a una festicciola di compleanno organizzata nell’Ufficio di Gabinetto dalla first lady in suo onore.

Il tutto - con tanto di torta e sfilata di collaboratori - il 19 giugno 2020, quando in Inghilterra era ancora vietato, ai comuni mortali, ogni incontro indoor fra più di 2 persone. Più che abbastanza, comunque, per far fremere d’indignazione i familiari di tante vittime della pandemia. E per indurre il leader laburista, Keir Starmer, a mettere fine alla mezza tregua concessa dall’inizio della crisi russo-ucraina. “Boris Johnson e Rishi Sunak hanno violato la legge e ripetutamente mentito (al Parlamento), devono entrambi dimettersi“, ha tuonato sir Keir, spalleggiato da compagni di partito come il sindaco di Londra, Sadiq Khan, stando al quale queste rivelazioni sono un insulto “ai sacrifici“ di chi ha rispettato le regole.

Dalla trincea dell’opposizione, il liberaldemocratico Ed Davey ha sollecitato a sua volta una riconvocazione anticipata della Camera dei Comuni dalle ferie pasquali e un voto di fiducia sul capo del governo; mentre la leader degli indipendentisti scozzesi dell’Snp e first minister del governo locale di Edimburgo, Nicola Sturgeon, ha rincarato i toni dicendo che “i valori basilari di integrità e decenza essenziali al funzionamento d’una democrazia parlamentare“ dovrebbero imporre a BoJo “di andarsene e portare con sé il suo cancelliere“. Un epilogo per il quale servirebbe tuttavia il benservito da parte di una larga fetta di deputati della maggioranza Tory. Fra i cui ranghi i malumori più furiosi sembrano invece essere evaporati persino nel drappello dei ribelli interni più convinti. Se non altro, temporaneamente.