New York, 21 luglio 2024 – Joe Biden verrà ricordato come il presidente del sacrificio. Il presidente che parte sempre dalle retrovie per vincere. Un leader contro i pronostici facili, che, se fosse stato preferito a Hillary Clinton nel 2016 (poco dopo la morte del figlio Beau) forse sarebbe riuscito ad evitare l’effetto tsunami di Donald Trump. Addirittura l’ascesa di Trump a 45° presidente degli Stati Uniti. Adesso verrà ricordato anche come il presidente con la nomination in tasca per il secondo mandato che compie il massimo sacrificio per il bene del partito.
La sua lettera di addio alla campagna è vero testamento politico. Biden si è sempre sentito come un outsider del partito democratico e non ha gradito la messa all’angolo motivata dal peggiorare delle condizioni fisiche e dei sondaggi inclementi soprattutto dopo il disastroso dibattito televisivo.
La sua lettera di addio con l’invito finale all’unità e a riunificare gli Stati Uniti d’America per proseguire insieme non è la conversione trumpiana dell’ultimo momento cambiato dal colpo di fucile che lo ha sfiorato, ma di un uomo che per 50 di vita politica ha fatto del pragmatismo e delle scelte bipartisan il suo miglior punto di forza.
La storia di Joe Biden, nato a Scranton in Pennsylvania 81 anni fa, è un ripetersi per mezzo secolo di alti e bassi, di cadute e resurrezioni, di tragedie famigliari e di successi pubblici. Fino alla presidenza degli Stati Uniti nel 2020. Rimarrà presidente fino al gennaio del 2025.
Il padre Joseph era benestante, vendeva auto ma subì un tracollo finanziario e si trasferì coi figli a casa della madre per risparmiare nelle spese. Solo nel 1953 trovò i mezzi e il lavoro per permettersi prima un appartamento poi una casa a Wilmington in Delaware, mandando anche i figli all’università.
Senza mai brillare negli studi, settantaseiesimo in una classe di 85, il futuro presidente riuscì a laurearsi in legge e a iniziare la pratica di avvocato prima di buttarsi nell’attività politica.
L’anno della tragedia, dopo essersi sposato con una sua collega dei college di nome Neila con la quale ha avuto 3 figli, è il 1972. Perse lei e una figlia di due anni mentre i figli Beau e Hunter subirono ferite gravissime.
Qualche anno dopo Jill Biden si è messa al suo fianco per sempre e le ha dato una figlia Naomi Christina Biden. Dopo decenni in senato e diversi tentativi per la presidenza tutti abortiti, nel 2008 Biden diventa il solido vice di Barck Obama, l’uomo concreto davvero pragmatico più che sopnatore che agglutina i democratici moderati e addirittura l’ala forse più conservatrice del partito.
E’ un successo che si ripete anche quattro anni dopo, con la conferma di Obama, Biden per un secondo mandato, ma nel 2016 poco dopo la morte di Beau per un tumore al cervello il vice-presidente famoso per le gaffes, decide o lo convincono a non scendere in campo per fare posto a Hillary.
Biden fa buon viso a cattivo gioco anche se il dolore lo tiene lontano per qualche tempo dalla vita pubblica, ma ha sempre detto alla cerchia dei suoi fedelissimi che quella fu una scelta sbagliata che anche se di misura ha aperto la strada a Trump
Nel 2020 non era forse il più brillante delle persone in campo ma ottenne un endorsment enorme dalla comunità di colore guidata da James Clyburn che lo proiettò dritto alla Casa Bianca.
Poche ore fa è stato lo stesso Clyburn a dirgli che forse era il momento di farsi da parte per proiettare con più elettricità il partito alla vittoria di novembre e il buon soldato Biden alla fine ha obbedito dimostrando di essere un vero statista.
Il marchio però lo ha lasciato oltre che con la lettera anche con l’appoggio pieno a Kamala Harris, spiazzando tutti i ribelli che preferivano una convention aperta e suicida