Roma, 3 gennaio 2025 – Un attentato che, negli Stati Uniti, potrebbe significare la ripresa dell’attività terroristica di matrice islamica. Una situazione, però, che non va confusa con l’Europa, dove, nonostante gli episodi inquietanti di Magdeburgo e Villa Verucchio, nel Riminese, si è lontani dalle condizioni che avevano permesso al terrorismo jihadista di colpire negli scorsi anni. Lorenzo Vidino, direttore del ’Program on Extremism’ della George Washington University (Washington, DC), ha spiegato perché, pur con tutte le precauzioni del caso, non si debba parlare di ‘allarme’.
Professore, negli Stati Uniti un cittadino americano che ha servito il suo Paese improvvisamente si converte all’Islam e fa una strage nella notte di Capodanno. Dobbiamo sorprenderci?
“In realtà no, non è la prima volta che succede. In Europa si vive un po’ di questa narrazione per la quale i musulmani non integrati organizzano attacchi di matrice religiosa e invece negli Stati Uniti dove sono integrati queste cose non succedono. Generalizzazioni a parte, la prima parte dell’equazione è corretta. Per quanto riguarda la seconda, ossia che i musulmani integrati siano lontani dal rischio radicalizzazione, ebbene questo non è un antidoto. Nel caso specifico, l’autore della strage di New Orleans mi ricorda molto l’attentatore del 2019 a Fort Hood. Si trattava di uno psichiatra in partenza per l’Afghanistan. Sparò contro alcuni soldati, ne uccise 13. Dettato invece da motivazioni religiose fu l’attentato di San Bernardino nel 2015, dove un impiegato nella municipalità e sua moglie uccisero 14 persone. E potrei continuare”.
Il prossimo 20 gennaio si insedierà un presidente noto per le sue posizioni su migranti e islam piuttosto muscolari. Questo potrebbe aggravare la situazione?
“Negli ultimi quattro mesi sono stati fatti cinque arresti importanti. Lo stesso ex direttore dell’Fbi, prima di licenziarsi perché sta arrivando Trump, aveva detto al Congresso che il rischio terrorismo in questo momento nel Paese è ‘elevato’. Teniamo presente che dal 2014 gli Usa sono stati il Paese più colpito da attentati terroristici dopo la Francia. La narrazione che passa in Italia, secondo la quale negli Stati Uniti certe cose non succedono non è corretta proprio dal punto di vista empirico. In Europa abbiamo una situazione diversa. La mancanza di integrazione spinge a commettere atti inconsulti. Però l’attentatore a Magdeburgo ha stupito tutti proprio per l’atipicità del suo profilo… L’attentatore in Magdeburgo è indubbiamente una mosca bianca, ma va sottolineata anche una cosa”.
Che cosa?
“Come a volte a questioni religiose si affianchino anche questioni psicologiche, psichiatriche e percorsi personali che dettano determinate scelte”.
In pochi giorni abbiamo avuto l’attentato a Magdeburgo, poi quello nel Riminese e infine New Orleans. Dobbiamo preoccuparci, soprattutto qui in Italia, visto che c’è anche l’Anno Santo del Giubileo?
“Non li metterei in relazione fra di loro. C’è indubbiamente una tensione, una presenza molto forte a causa di alcune narrazioni sul web. Esistono tensioni geopolitiche che portano a un aumento di interesse da parte di alcuni soggetti. La situazione è più tesa di quanto potesse essere due o tre anni fa, ma non siamo tornati agli anni cupi dello jihadismo del 2015 o del 2016. Anche perché al momento manca un gruppo trainante come poteva essere l’Isis all’epoca del Califfato, con capacità non solo di ispirazione, ma anche di coordinamento”.