Roma, 20 novembre 2023 – Si definisce anarco-capitalista, libertario e ultra liberista. In politica il neo eletto presidente dell’Argentina, Javier Gerardo Milei, ha come idoli i conservatori Donald Trump e Jair Bolsonaro – che dopo il loro primo mandato negli Stati Uniti e in Brasile sono stati puniti dal voto e non rieletti – mentre in economia pende dalle labbra di pensatori liberali, soprattutto quelli della sua tanto amata “scuola austriaca”, vale a dire Ludwig van Mises e Friedrich von Hayek (“la loro chiarezza concettuale è superlativa e domina fortemente il resto delle scuole”), e quello che è l’anarco-capitalista americano per eccellenza, Nathan N. Rothbard, per i quali la tassazione è un furto e lo Stato non dovrebbe esistere (o quasi). E infatti Milei ha già parlato di privatizzare la sanità e l’istruzione, di abolire la Banca centrale e "dollarizzare” il Paese; di liberalizzare la vendita delle armi da fuoco ma anche i matrimoni omosessuali, e di condannare fortemente l’aborto.
Una presidenza che, dopo quella del socialista kirchneriano Alberto Fernandez, vuole dare uno choc a un Paese già scioccato. “Sono qui – ha detto il nuovo inquilino della Casa Rosada – per risvegliare leoni non per guidare agnelli, e per liberare l’Argentina da politici inutili e parassiti che non hanno mai lavorato”. E la stoccata più forte e volgare ce l’ha non per i Kirchner, che ha comunque sempre detestato, ma per il suo connazionale più illustre, Papa Bergoglio, chiamato pubblicamente “l’essenza del male, la longa manus del comunismo”.
Milei ha compiuto da poco 53 anni e ha detto di essersi appassionato all’economia quando visse da adolescente la crisi dell’iperinflazione che prostrò l’Argentina e la condusse sull’orlo del baratro. Ha quindi studiato all’università di Belgrano, la cui sede è in una località vip di Buenos Aires, e dopo la laurea ha conseguito un master alla Torcuato di Tella, ateneo dedicato al Barone di Sessano, filantropo e imprenditore italiano naturalizzato argentino, come d’altra parte sono italiani i nonni di Javier. Il neo presidente è stato a capo o consulente di numerose società economiche e ha insegnato macroeconomia, economia della crescita, microeconomia e matematica per l’economia.
Ma proprio come il tycoon americano suo idolo, deve alla comunicazione il successo fra gli argentini: conduce infatti da anni un programma radiofonico settimanale seguito e controverso, ‘Demolendo miti’, e nel 2016 ha addirittura scritto e interpretato un’opera teatrale autobiografica: ‘L’ufficio di Milei’.
La sua discesa in campo nella politica – dopo essere stato promotore di marce di protesta verso l’esecutivo in carica – avviene ufficialmente il 10 dicembre 2021 (e il prossimo 10 dicembre, potere delle date, assumerà la carica di Presidente) con l’elezione alla Camera dei Deputati nel partito da lui fondato, La Libertà Avanza, formazione di estrema destra anche se a lui questa definizione non piace. Come sarà la sua presidenza si capirà con le prime decisioni che prenderà, ma l’aria che tira a Buenos Aires non è delle più tranquille: personaggio altamente divisivo, Milei ama la polemica, anche la più gretta. Nel mese di giugno era ospite in un programma televisivo (negli ultimi dieci anni ha riempito video e canali radio come nessun altro) quando si è confrontato con le dichiarazioni di una ex deputata di sinistra che aveva affermato che l'economista libertario non era altro che un “commentatore scarmigliato che dorme con otto cani e sua sorella”. Nella risposta, prima di sostenere le sue tesi estreme in economia, ha esordito chiarendo che i suoi cani sono solo cinque e ha poi spiegato che sarebbe stato impossibile dormire con tutti loro perché sono di grossa taglia. Ora si appresta invece a tagliare molti dei sostegni che la popolazione povera ha a sua disposizione senza preoccuparsi di quelle che saranno le conseguenze sociali.
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