Roma, 19 ottobre 2023 – Laureata, velata e politicizzata. Dirigente di
Hamas per dedizione alla causa e storia familiare. La morte di Jamila Abdallah Taha al-Shanti, 68 anni, colpita da un’incursione aerea israeliana, priva Hamas di una figura carismatica, la prima donna eletta nell’Ufficio politico. La nomina nel 2021, ben 17 anni dopo la morte del marito, il pediatra Abdel Aziz al-Rantisi, anch’egli ucciso a 56 anni da un razzo di Tel Aviv nel 2004 – seconda Intifada. La più breve guida di Hamas: solo 25 giorni, un soffio per un’organizzazione abituata a covare piani e blitz anche per anni.
Da giovane al-Shanti era stata rifugiata nel campo di Jabila. Poi gli studi e l’insegnamento. Parlava fluentemente inglese, era docente all’università di Gaza. La sua scomparsa apre un vuoto di rappresentanza femminile in un’organizzazione tutta al maschile. La sua ascesa all’Ufficio politico era infatti apparsa non solo il coronamento di una carriera pubblica avviata nel 2006 col ruolo di deputata del Consiglio legislativo palestinese, ma anche il tentativo di Hamas di aprirsi alle donne, di considerarle parte attiva della lotta anti israeliana. Quanto meno dal lato politico.
Una nota da Gaza ne ricorda lo storico "successo" riscosso nel 2008 con "la marcia delle donne che portò alla rottura dell’assedio a un gruppo di attivisti palestinesi alla moschea di Umm al-Nasr a Beit Hanoun". Lei stessa aveva sempre esaltato la presenza femminile di Hamas come fattore di evoluzione: "Ci sono tradizioni, qui, che dicono che la donna deve avere un ruolo secondario, che deve stare in fondo. Ma questo non è l’Islam. Hamas eliminerà molte di queste tradizioni. Le donne usciranno di casa e parteciperanno. Questo non significa che ci allontaneremo dalla legge islamica. Una donna può uscire velata e fare ogni tipo di lavoro", era il pensiero di al-Shanti. Hamas la saluta così: "Piangiamo la nostra martire, continueremo sulla sua strada".
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