Roma, 7 giugno 2016 - Sarebbero stati avvelenati da monossido di carbonio, probabilmente dovuto a esalazioni sprigionate dal motore guasto, Stefano Bertona e Leyla Sultangareewa, ritrovati cadaveri a bordo di uno yacht di 12 metri ormeggiato nel porto di Roses, in Costa Brava. E' questo l'esito dell'autopsia compiuta sui cadaveri anche se gli esperti dell'Istituto di Medicina Legale di Girona non escludono altre cause: tra queste - precisa il Diari de Girona - anche un cocktail letale di alcol e droga.
I risultati tossicologici saranno così il test chiave per giungere a una conclusione definitiva sulla morte dell'imprenditore italiano e della sua amante russa. Sui loro corpi "non sono stati rilevati segni di violenza" aveva già precisato ieri un portavoce della polizia locale. Il quotidiano catalano, che ha dato notizia del ritrovamento dei due cadaveri, ha però spiegato che a bordo dello yacth sono stati ritrovati "grosse" quantità di droga, alcol e giochi erotici.
Bertona era un broker nautico specializzato nell`affitto di yacht per vacanze di lusso. L'imprenditore italiano aveva lasciato il porto di Genova il 28 maggio e, dopo avere fatto scalo a Marsiglia, si era diretto prima a Ibiza e poi a Roses, località turistica rinomata non lontana da Barcellona, nonché base della mafia russa che si dedica al riciclaggio.
Su 'Il Giornale' si trovano alcuni particolari sulla vita del broker italiano e della sua bella amante: i due si frequentavano da tre anni, scrive il quotidiano riportando il racconto degli amici. E il fratello fratello maggiore Giorgio, che in passato aveva lavorato con lui, dice: "Negli ultimi mesi la vita di mio fratello aveva preso una pessima strada e ci riempiva di preoccupazioni. Per lui esisteva soltanto il divertimento, il lusso, il bere, la droga e questa Leila, conosciuta tre anni fa a Genova, in azienda. Per lei ha buttato tanti soldi e con lei ha fatto la fine che ha fatto". E al cronista de 'Il Giornale aggiunge: "È stata quella russa a rovinarlo".