Roma, 1 agosto 2023 – A Base Aerienne 101, dove dal 2018 opera la missione militare italiana in Niger, c’è calma apparente. La tensione però è alta. L’allerta è salito al livello massimo per i circa 350 militari fra istruttori e contingente di sicurezza dislocati nel deserto rosso. Questo è il clima, anche se durante i disordini con l’assalto all’ambasciata francese, seguiti al golpe militare che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum, non ci sono stati contatti con la gente scesa in strada e guidata probabilmente da agitatori al grido di “Abbasso Parigi, Viva Putin”.
Però qui la situazione è ancora in evoluzione, può cambiare come i temporali che arrivano all’improvviso. Al ministero della Difesa hanno già pronto un piano di evacuazione se la situazione dovesse precipitare. Dall’Italia reparti speciali militari e velivoli dell’Aeronautica attendono solo il semaforo verde. Eventualità da non escludere. Fonti di intelligence ipotizzano che il rischio che la rivolta popolare possa riprendere con una nuova fiammata è molto forte. Il piano di evacuazione prevede anche l’assistenza ai 100 civili italiani che si trovano in Niger. Intanto il ministro della Difesa Guido Crosetto rassicura: "Attualmente non sono evidenti particolari rischi per l’incolumità degli italiani, civili e militari. La Difesa e la Farnesina lavorano in sinergia per garantire la sicurezza dei connazionali e dei militari impegnati nella missione europea Eumpm e nella bilaterale di supporto in Niger, Misin".
Asserragliati in hotel, ci sono anche un pilota e un motorista della Heli word di Anagni (Frosinone) che hanno affidato un breve racconto all’Ansa: "I manifestanti urlano slogan, si sentono grida, spari isolati. Domenica la situazione era molto più caotica. Ma abbiamo ancora paura". Comprensibile anche se dal Ministero della Difesa assicurano che non ci sono segnali di ostilità verso gli italiani.
Gli uomini della Missione Misin, da gennaio al comando del generale di Brigata aerea Nadir Ruzzon, ora sono al sicuro in una sorta di fortino accanto all’aeroporto della capitale Niamey, nel sud della città a fianco delle strutture francesi e americane. Vista la situazione anche gli istruttori che operano nei distaccamenti dell’esercito nigerino, Niamey, Agadez e Arlit, sono stati fatti rientrare alla base per sicurezza. In questi anni i Mobile Training Team italiani hanno formato circa 8.500 militari del Niger, addestrandoli al combattimento, alla logistica, agli interventi sanitari. L’obiettivo è quello di specializzare sempre di più le truppe nigerine, tanto che è stato allestito pure un battaglione di paracadutisti.
L’esercito di Niamey deve essere meglio addestrato nella lotta alle frange jihadiste attive nella fascia del Sahel, le quali agevolano e sfruttano anche il flusso di migranti diretto in Libia e Tunisia con destinazione Italia.
Nella base del contingente italiano operano militari di diversi reparti, compresi uomini della Marina. C’è una task force del genio del 6° Reggimento pionieri impegnata anche per allestire strutture ad uso civile, elementi dell’aeronautica e dei paracadutisti. È operativa pure la Task force Victor, di cui fanno parte incursori del Rao (Reparto acquisizione obiettivi) e carabinieri del Gis (Gruppo intervento speciale). Il profilo della missione di cooperazione, prevede un approccio collaborativo verso il governo e la popolazione locale. Insieme alla Misin opera anche la neo istituita missione Eumpm-Niger (partenariato militare) della Ue guidata dal colonnello dell’esercito Antonio D’Agostino. Nel campo della sanità, la Misin ha realizzato anche il Centro di medicina aeronautica del Niger (Cemedan), finalizzato all’ idoneità medico-legale di piloti e tecnici dell’aviazione.