Giovedì 21 Novembre 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

Attentato Istanbul, docente della Luiss: "L'Isis punta alla Turchia"

Francesca Maria Corrao, docente di lingua e cultura araba: "La Turchia è in una situazione molto delicata"

Il funerale delle vittime dell'attentato di Istanbul (Afp)

Il funerale delle vittime dell'attentato di Istanbul (Afp)

Roma, 3 gennaio 2017 -  Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato la strage di Capodanno al night club Reina di Istanbul. “Una loro valutazione di tipo religioso – obietta Francesca Maria Corrao, docente di lingua e cultura araba all’università Luiss Guido Carli di Roma  - non è assolutamente da prendere sul serio. E come se i camorristi si mettessero a discettare fede cristiana. I militanti del Daesh (l’acronimo arabo dell’Isis) non sono riconosciuti, non ha senso neppure aprire il discorso sulla questione. Guerra di religione possono dirlo a ragazzetti neoconvertiti oppure a musulmani di seconda o terza generazione che si trovano ad essere analfabeti rispetto alla loro religione. In quei casi qualsiasi stupidaggine va bene. Non possiamo cadere nel gioco dei criminali che appena dieci o quindici giorni fa hanno trasmesso on line le immagini di due soldati turchi bruciati vivi. Il discorso religioso non c’entra per nulla”.

Minacciano di “portare il fuoco nella casa turca”.

“Può essere interessante come valutazione politica. Si sa che il Daesh è assediato. In Iraq non possono andare, in Siria nemmeno, quanto all’Arabia Saudita non credo che il deserto sia accogliente, resta solo la Turchia. Che significa? Significa cercare di far scoppiare lì una guerra, cercano di creare conflittualità per continuare ad avere uno spazio di sopravvivenza”.

Con quale prospettiva?

“La Turchia è in una situazione molto delicata. Ha abbracciato questa guerra a mio avviso poco sensata contro l’opposizione interna in un momento assolutamente inopportuno. Sono finite in carcere 41 mila persone. Mishil Karakash, la giudice che è vicepresidente della Commissione Europea dei Diritti Umani, è stata oggetto di un bando che le impedisce di tornare nel suo Paese. Si è scatenata una caccia alle streghe nel momento storico più sbagliato.  Erdoğan ha oggettive difficoltà ai confini con la Siria e all’interno subisce attacchi di gruppi estremisti, sia curdi, sia i filo Daesh. Sarebbe stato utile e opportuno fare appello all’unità nazionale, piuttosto che decapitare la vecchia retroguardia per mobilitare a spron battuto i suoi sostenitori. E’ un errore che fece anche il Sultano in carica fra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ 800”.

E l’Europa?

“Non è molto sveglia e neppure molto presente. Sarebbe assolutamente utile invece avere una visione lucida di quello che sta accadendo e cercare di fare discorsi che mirino a compattare invece che a dividere”.

Anche gli Stati Uniti latitano.

“Obama sta chiudendo. La nuova presidenza si annuncia come poco lungimirante, anche se poi dovremo valutarla: una cosa sono i proclami elettorali, un’altra la prassi dell’amministrazione. L’Europa sta attraversando una crisi economica che vede vincere le forze che puntano sul populismo e sulla demagogia, forze che fanno presa su emozioni che servono solo a mettere la testa sotto la sabbia, ma non aiutano a trovare soluzioni di medio termine”.

Qual è il primo passo da fare?

“Aprire dibattiti seri e documentati piuttosto che seguire le stupidaggini dell’Isis. Purtroppo, come raccontava Norberto Bobbio, ai tempi del fascismo gli intellettuali più miti avevano timore di contrastare i prepotenti che urlavano. Non dobbiamo cadere nello stesso errore. Ovunque le persone miti che non amano le battute facili e le spacconate devono cercare di capire quello che stiamo costruendo, analizzando bene gli obiettivi del terrorismo internazionale e quali interessi abbia nel mettere in ginocchio l’Europa. Dobbiamo distinguere le persone per bene dai mascalzoni che debbono essere isolati, come si fece a suo tempo con i brigatisti rossi”.

 

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