Giovedì 19 Dicembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Israele, un lunedì di fuoco. Razzi da Hamas e raid in Libano

La commemorazione del 7 ottobre a Tel Aviv interrotta per intercettare un missile dallo Yemen. Attacchi anche da Hezbollah. L’ira Netanyahu: "L’obiettivo è la distruzione dei terroristi".

La commemorazione del 7 ottobre a Tel Aviv interrotta per intercettare un missile dallo Yemen. Attacchi anche da Hezbollah. L’ira Netanyahu: "L’obiettivo è la distruzione dei terroristi".

La commemorazione del 7 ottobre a Tel Aviv interrotta per intercettare un missile dallo Yemen. Attacchi anche da Hezbollah. L’ira Netanyahu: "L’obiettivo è la distruzione dei terroristi".

In una giornata di cordoglio profondo Israele ha ricordato ieri le vittime delle stragi perpetrate da Hamas il 7 ottobre scorso ed i 101 connazionali che da un anno sono ancora tenuti prigionieri a Gaza. Il governo si è riunito in seduta straordinaria, ed il capo dello Stato, Isaac Herzog, ha ricevuto una telefonata di solidarietà dal presidente americano Joe Biden.

GLI ATTACCHI

Ma per tutta la giornata il Paese è stato tormentato da continui attacchi dal Libano (150 razzi degli Hezbollah), da Gaza (5 razzi M90 di Hamas, con una gittata di 90 chilometri) ed anche dallo Yemen con un missile terra-terra lanciato verso l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, che ha brevemente interrotto il traffico aereo.

LA RISPOSTA

In Libano, invece, ci sono stati intensi bombardamenti dell’aviazione israeliana, che per oltre un’ora consecutiva ha tempestato di fuoco 120 obiettivi e depositi di armi degli Hezbollah. In serata Israele ha anche intimato alla popolazione libanese di astenersi dal raggiungere un tratto di costa di decine di chilometri a sud di Sidone, perché adesso sono imminenti anche attacchi della marina militare contro obiettivi degli Hezbollah.

SICUREZZA

Che l’anniversario del 7 ottobre rappresentasse un’occasione speciale per tutti gli avversari di Israele per moltiplicare gli sforzi offensivi era dato per scontato dai responsabili israeliani alla sicurezza, che avevano elevato lo stato di allerta. Le sirene di allarme sono risuonate in ripetizione in diverse regioni di Israele. Ed in questa occasione Hamas è tornato a farsi vivo anche con un discorso registrato del portavoce della sua ala militare, Abu Obeida, che si è compiaciuto per la estensione del conflitto regionale. E lo stesso Yihia Sinwar, dopo un periodo di silenzio, ha ripreso i contatti con i Paesi mediatori.

NELLA STRISCIA

Intanto a Gaza la guerra è tornata ad infuriare: l’esercito ha fatto sgomberare sia il nord della Striscia sia un rione di Khan Yunis da dove in precedenza erano partiti i razzi M90 diretti a Tel Aviv. "Le nostre attività militari contro l’Asse del Male – ha detto il premier Benjamin Netanyahu – sono una condizione necessaria per garantire il nostro futuro. I mostri di Hamas ci hanno costrtto a un confronto fatidico. Ma da noi si sono sprigionate forze immense. Il sacro obiettivo è la distruzione di Hamas". Quella che finora era stata chiamata ‘Operazione Spade di Ferro’ dovrebbe dunque essere ribattezzata – secondo il premier – ‘Guerra di resurrezione’. Un ulteriore tentativo, ha subito denunciato la opposizione, di "riscrivere la Storia, per far dimenticare le responsabilità del suo governo e sue personali in occasione del 7 ottobre".

MEMORIA

Non a caso nella principale cerimonia di commemorazione – organizzata a Tel Aviv dai familiari degli uccisi e dei rapiti (alcuni di loro hanno ribadito: "Non ci sarà alcuna resurrezione se non torneranno tutti gli ostaggi") non sono stati invitati né rappresentanti del governo né dell’esercito. Doveva essere un evento di massa, ma a causa delle minacce di attacchi aerei la partecipazione del pubblico è stata ridotta. Poco prima dell’inizio i partecipanti sono dovuti stendersi a terra, mentre l’aviazione intercettava un missile sparato dallo Yemen. È stata una cerimonia melanconica e pacata, costellata da ricordi personali dei sopravvissuti e da esibizioni di cantanti di primo piano. Sentimenti forti, e chitarre elettriche: come decenni fa, ai tempi in cui Yitzhak Rabin indicava ai giovani di Israele un futuro di speranza. Fra gli interventi non sono mancati anche appelli per la istituzione di una commissione ufficiale di inchiesta sulle mancanze del 7 ottobre e per un accordo che garantisca la liberazione degli ostaggi. Per l’occasione anche il governo ha organizzato separatamente una celebrazione ufficiale, registrata per tempo e senza pubblico.

DELUSIONE

Sui social molti hanno invitato gli israeliani a rifiutarsi di vedere quel programma e di sintonizzarsi piuttosto su reti televisive che non lo trasmettevano. Un gesto di disobbedienza civile verso l’esecutivo, e anche di delusione nei confronti dell’opposizione parlamentare che in questi mesi appare inerte e confusa.