Giovedì 18 Luglio 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

Israele, la strategia degli islamisti: Palestina come pretesto, ma nel mirino c’è l’Occidente

I terroristi vogliono tenere lontani dai valori europei i musulmani che vivono nel vecchio Continente. Da Arras (Francia) all’attentato di ieri a Bruxelles, torna la paura: si cerca di destabilizzare la vita collettiva

Roma, 17 ottobre 2023 – Israele, Arras, Bruxelles. Piacerebbe a molti collocare il conflitto israelo-palestinese, più correttamente il conflitto arabo-israeliano, nella dimensione regionale. C’è una parte di terrorismo islamico che sta usando le sofferenze e le rivendicazioni del popolo palestinese per muovere guerra non solo a Gerusalemme, ma a tutto l’Occidente, destabilizzandone le società interne attraverso il terrore e i milioni di persone di fede islamica che vivono in Ue.

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Il processo di radicalizzazione è in atto da anni, da parte di sigle spesso anche molto diverse fra loro, ma che hanno un obiettivo comune: tenere lontano chi è venuto in Europa a cercare una vita migliore da quei valori su cui l’Europa è fondata. Il ‘frutto’ del loro lavoro incessante è sotto gli occhi di tutti e si esprime non solo attraverso gli attentati che si sono succeduti in questi giorni e che purtroppo non saranno gli ultimi, ma anche attraverso la destabilizzazione della società, divisa in fazioni. Al netto dei tanti errori che ha fatto Israele, è un dato di fatto che nei giorni scorsi decine di migliaia di persone in molte città europee, americane e canadesi, sono scese in piazza, urlando slogan che poco avevano a che vedere con la comprensibile solidarietà con il popolo palestinese.

Chi impugna un mitra, urla ‘Allah è grande’, sgozza bambini, uccide gli insegnanti e tifosi della nazionale svedese alla cieca ha poco a che vedere con rivendicazioni di un popolo in cerca di un riconoscimento da parte della comunità internazionale e che lotta per la sua autodeterminazione. È bene capire che c’è una parte di Islam, fanatica, eversiva e minoritaria, che utilizza la questione palestinese non come un fine, ma come un mezzo per incendiare le società civili europee e destabilizzare ancora di più un ordine mondiale reso già abbastanza precario dalla guerra in Ucraina.

Le modalità della carneficina del 7 ottobre in territorio israeliano ricordano molto quelle delle truppe cecene e dello Stato Islamico, al quale, non per caso, ha prestato giuramento il killer di Bruxelles. Testimoni hanno sentito gli attentatori del rave in Israele parlare in russo. Teheran e Mosca hanno tutto l’interesse a mantenere destabilizzato il Medioriente e indebolita l’Unione Europea dall’Interno, secondo logiche di guerra non lineare che ormai dovremmo avere padroneggiato.

Il primo obiettivo per difenderci, deve essere tenere lontani dalla radicalizzazione quei milioni di musulmani che vivono sul territorio europeo e che, convinti di lottare per la causa palestinese, finiscono per diventare strumenti per abbattere quel mondo in cui hanno cercato una vita migliore.

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