Lunedì 23 Dicembre 2024
ROBERTO GIARDINA
Esteri

Una nuova guerra jihadista: l’Occidente come bersaglio. Lo scontro di civiltà che torna a fare paura

Il raid ripropone lo schema degli attentati degli ultimi 20 anni, dall’11 settembre ai blitz in Europa. Hamas ha scagliato il suo colpo contro Israele ma anche contro di noi. Si sente l’eco di Oriana Fallaci

Roma, 10 ottobre 2023 – È una guerra senza eserciti, e senza confini, senza bandiere nazionali, che si combatte ovunque, in Oriente e sotto casa nostra, dal Mediterraneo al Baltico. E si muore invocando Dio, che ha molti nomi, anche da parte di chi non crede né in Jehova né in Allah. Una guerra di religione, ma la fede è anche un pretesto, si muore per il petrolio, e per un pezzo di terra. È difficile trovare un perché, ma sicuramente si può trovare un modo, un unico filo conduttore tra le tante stragi di matrice jihadista che hanno insanguinato gli Usa e l’Europa in questo primo ventennio degli anni Duemila. Le Torri Gemelle, il metrò di Londrà, la rambla di Barcellona, la spiaggia della Tunisia, il Bardo, il Bataclan, Charlie Hebdo, fino al rave nel deserto del Negev, sabato scorso, a due passi dalla Striscia. Il modo, dicevamo: colpire l’Occidente al cuore, nei suoi simboli e nei suoi riti. Per questo la carneficina ancora in corso non si può ascrivere solo all’ennesimo capitolo del conflitto arabo-israeliano, ma è anche l’ultimo anello della strategia del terrore in chiave antioccidentale. Le alleanze cambiano, i patti sono ambigui. Anche oggi. Per esempio: con chi sta la Turchia, musulmana ma odiata dai paesi arabi? Con chi il Qatar, o l’Arabia Saudita? E l’Iran? E la Russia? Contano più il petrolio o i palestinesi? Di sicuro, per Israele o la Palestina, i nomi contano, l’Occidente è in prima linea. Lo è sempre stato.

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Ma perché adesso? 

Una domanda e molte risposte. La guerra è cambiata, le armi sono sempre più sofisticate, e allo stesso tempo meno invincibili. Gli israeliani hanno vinto in passato, nonostante l’inferiorità numerica, grazie alla superiorità tecnica. I carri armati egiziani, o i cannoni siriani e giordani, non potevano fronteggiare l’esercito e l’aviazione degli ebrei. Lo scudo antimissile di Israele è il migliore del mondo, il sistema è stato appena acquistato per quattro miliardi di dollari dalla Germania. Era insuperabile, ma oggi viene messo fuori gioco dagli alianti dei palestinesi, che volano basso, invisibili, quasi aquiloni, un gioco da ragazzi. E le riprese mostrano i giovani istigati da Hamas che vanno all’attacco ballando con gioia, con mosse eleganti, come se andassero a una festa. Sono un’altra generazione rispetto ai padri, ormai ai nonni, che combatterono nella guerra dei giorni o del Kippur. È la generazione dei computer, dove la differenza di forza a volte si riduce o si annulla. E si può osare. I giovani al computer possono affrontare una guerra quasi alla pari.

L’effetto sorpresa 

Hamas ha scagliato il suo colpo contro Israele, e anche contro di noi, credendo di coglierci impreparati, come è avvenuto per gli israeliani, e divisi in Europa, impauriti dall’inflazione, e sicuri solo a parole nei confronti della guerra in Ucraina. Un’Europa in crisi di valori, non solo economica, e che non sa affrontare l’arrivo dei fuggiaschi dall’Africa e dall’Oriente. Un’invasione musulmana come metteva in guardia Oriana Fallaci? La giornalista fu derisa quando lo scrisse, accusata di razzismo. Oggi viene citata, ma i paesi d’Europa sono sempre divisi tra principi di civiltà da rispettare, e l’emergenza quotidiana.

La fragilità dei paesi 

Più un paese è avanzato e più le sue strutture sono fragili. Possiamo garantire la sicurezza dei voli aerei, ma non del metro, dei treni, dei bus. Un controllo minuzioso, una sicurezza totale, equivale alla paralisi sociale. Lo si è capito già l’11 settembre 2001, quando terroristi musulmani abbatterono i due grattacieli a New York, il simbolo della potenza americana e occidentale. I piloti erano partiti da Amburgo, dal Nord dell’Europa, almeno si disse. E l’attentato segnò il nuovo secolo, che doveva essere di pace. Fu solo l’atto più clamoroso, e incredibile, di questa guerra mai dichiarata, né il primo né l’ultimo. Esattamente 50 anni fa, ci trovammo a dover andare a piedi, perché i paesi arabi avevano bloccato le forniture di petrolio. Lo pagavamo in dollari, sempre più svalutati a causa della guerra in Vietnam, ma dal cambio fisso. Enrico Mattei aveva tentato di stringere un patto equo con l’Algeria, ma morì il 27 ottobre del ´62, a Bescapé, quasi sicuramente per un attentato. Il 1973 è l’anno anche della guerra del Kippur, l’ultima vinta da Israele. L’anno prima, il 5 settembre del ´72, i terroristi di Settembre Nero attaccarono il villaggio olimpico a Monaco, trucidando 11 atleti israeliani. E, sembra ormai provato, furono aiutati dai terroristi tedeschi della Baader-Meinhof, che si battevano contro i loro padri nazisti. Nel ´73, il 13 settembre, i palestinesi attaccarono a Fiumicino un aereo della Pan American, 32 morti e 76 feriti. L’Italia si trova in prima linea. Il 7 ottobre del 1985 quattro palestinesi dirottano l’Achille Lauro, si erano imbarcati a Genova. Uccidono un passeggero ebreo, Klinghoffer, ma Craxi a Sigonella impedirà che i terroristi vengano consegnati agli americani. Sarà crisi tra Roma e Washington. Poi il 27 dicembre del 1985, i palestinesi attaccano un aereo El Al a Fiumicino, 13 morti e 76 feriti.

Gli attacchi in Europa

L’11 marzo del 2004, in tre attentati a Madrid, i morti saranno 192. Il 7 luglio del 2005, terroristi suicidi in tre attentati a Londra, su due metro e un bus, provocano 56 morti e 700 feriti. Più vittime che in un normale giorno di guerra in Ucraina. Il 7 gennaio del 2015, per vendicare vignette blasfeme su Maometto, i terroristi arabi uccidono a Parigi 12 redattori di Charlie Hebdo. Venerdì 13 novembre, la strage al Bataclan di Parigi, 90 morti. Il 22 marzo 2016, in tre attentati a Bruxelles, 32 morti e 340 feriti. Stragi e attentati singoli, nelle metropoli, e in provincia. Il 19 dicembre del 2016, 12 morti e 56 feriti al mercatino di Natale a Berlino. Il terrorista era Anis Amri, tunisino, sbarcato a Lampedusa. Il 16 ottobre del 2020, il professore di storia Samueal Paty, fu decapitato da musulmani in un paesino della Francia. Nessuno di noi può restare neutrale.