Roma, 27 ottobre 2023 –
Nella guerra di Gaza il reparto fantasma degli israeliani dispone di un manuale che ha una regola d’ingaggio non scritta ma perfettamente codificata, molto sintetica ed esplicita, composta solo da due parole: cerca e distruggi. Gli uomini dell’unità segreta Nili non hanno volto, sono disposti a tutto, agiscono in autonomia fuori dalle gerarchie di comando che in questi giorni guidano gli attacchi di razzi, missili, aerei da combattimento e tank. Rispondono solo a se stessi con l’unico obiettivo di effettuare incursioni mordi e fuggi, agire dietro le linee oltre il confine di Gaza. Colpiscono e uccidono i capi di Hamas senza distinguere troppo fra leader politici o guerriglieri. Oppure guidano con informazioni, dati e coordinate prese sul campo o attraverso collaboratori del posto il comando che coordina le incursioni chirurgiche con razzi e aerei. Ancora una volta, come del resto in Ucraina, il fattore umano in certe operazioni sul terreno non potrà mai essere del tutto sostituito da alcuna arma intelligente o dalla tecnologia più sofisticata che porta morte dal cielo.Nili ha un significato preciso. Si tratta dell’acronimo della frase ebraica ’Netzah Yisrael Lo Yeshaker’, presa dal libro della Genesi (Samuele) che vuol dire ’La Gloria di Israele non mentirà’. Il compito principale di Nili è soprattutto quello di rintracciare e togliere di mezzo i membri dell’unità di Hamas denominata Nukbha, ovvero le forze speciali delle Brigate Ezzedin al-Qassam, uomini specializzati nei massacri, abituati a uccidere senza pietà, senza distinguere fra civili e militari. Sono gli stessi della strage nel kibbutz il 7 ottobre. Nili è un reparto creato ad hoc dopo la guerra scatenata il 7 ottobre da Hamas. Assomigliano ai nostri incursori poiché sono in grado di fare qualsiasi cosa, combattono in terra e in acqua, capaci di resistere alla fame e alla sete, abili con il fucile mitragliatore, svelti di coltello, professionisti della lotta corpo a corpo con micidiali tecniche di difesa personale, dal karatè al Krav Maga israeliano.
Utilizzano Gps, visori notturni, armamento leggero di ultima generazione. Guerrieri puri, disposti a vendere cara la pelle, ma a non retrocedere se non alla fine del compito assegnato. Dall’inizio del conflitto hanno già centrato diversi obiettivi, fra cui quattro membri del consiglio esecutivo di Hamas, compresi Bilal al Kedra accusato di essere stato il regista di stragi in due comunità israeliane, Alì Qadi uno dei comandanti del primo assalto, Muhammad Katmash, capo della rete missilistica.
Di loro si sa poco o nulla per motivi di sicurezza. Certamente provengono in parte dal Mossad, il controspionaggio nelle operazioni estere, dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno, e dalla Flottiglia 13 della Marina. "Gli israeliani sono specializzati nel costituire unità ad hoc, prendono gli uomini migliori dalle diverse unità, polizia compresa, tutti già perfettamente addestrati, uniscono le rispettive competenze e li impiegano unicamente su operazioni destinate ad acquisire determinati target", spiega il generale paracadutista Maurizio Fioravanti, uno che se ne intende essendo stato al vertice della Folgore e comandante delle Forze speciali italiane. "Hanno assolutamente campo libero nel neutralizzare l’obiettivo o nel raccogliere informazioni, l’unica cosa che importa è il risultato. In passato Tel Aviv ha già creato diverse volte unità specifiche, come fecero per rapire in Argentina il nazista Adolf Eichmann poi condannato a morte in Israele".
Negli ultimi cinquant’anni il motto ’cerca e distruggi’ ha guidato in altre due occasioni la mano letale di reparti ad hoc per l’annientamento di guerriglieri palestinesi. La prima nel 1972 con l’Operazione Ira di Dio con la quale Golda Meir diede il via libera per scovare e uccidere i tagliagole di Settembre nero, il commando che massacrò 11 atleti israeliani macchiando di sangue le Olimpiadi di Monaco. Replay poi nel 1999 con la costituzione di Jwr, il nucleo di specialisti che gestì sul terreno i blitz terrestri e aerei contro i principali leader del terrorismo palestinese.
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