Tel Aviv, 7 aprile 2024 – Svolta nella guerra a Gaza: l'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. Migliaia di famiglie palestinesi sfollate da Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, sono sulla via del ritorno in città dopo il ritiro dell'esercito israeliano dalla zona.
Tuttavia Netanyahu ha ribadito: “Non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi”.
Il Gabinetto di guerra ha conferito “un mandato significativo” alla squadra negoziale israeliana per i negoziati che da stasera ripartono al Cairo per una tregua e il rilascio degli ostaggi.
Il quotidiano Times of Israel ha scritto che oggi migliaia di manifestanti a Gerusalemme hanno chiesto il rilascio degli ostaggi e le dimissioni di Netanyahu.
Riguardo alla minaccia di Teheran, il ministro della Difesa Gallant ha detto di essere pronto ad affrontare qualsiasi scenario militare che veda coinvolto l'Iran. "I preparativi sono stati completati", si legge in un comunicato diffuso dal Ministero al termine di una riunione fra lo stesso Gallant e i vertici delle forze armate israeliane.
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"Anche i giovani ebrei d'Italia, che io rappresento, stanno combattendo la loro battaglia sottile e non violenta. Una battaglia di democrazia e diritti civili che ha luogo nelle aule e nelle strade quando dobbiamo nascondere le nostre abitudini, rivedere le nostre amicizie e quando non ci sentiamo sicuri all'interno delle nostre università". Lo ha detto Anna Tognotti, tesoriere Ugei, Unione giovani ebrei d'Italia, durante un evento organizzato alla Sinagoga di Milano a sei mesi dall'attacco di Hamas del 7 ottobre.
Il capo di stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha dichiarato che le sue forze armate sono in grado di gestire qualsiasi minaccia iraniana. "Possiamo agire con forza contro l’Iran in luoghi vicini e lontani. Stiamo collaborando con gli Stati Uniti e con partner strategici nella regione", ha detto in una dichiarazione televisiva. Le tensioni tra Iran e Israele sono aumentate la scorsa settimana dopo l’attentato israeliano contro la sua ambasciata a Damasco. Il maggiore generale Mohammad Hossein Bagheri, capo di stato maggiore dell’esercito iraniano, ha affermato che Teheran avrebbe scelto il tempo e il modo della sua risposta ai bombardamenti.
Migliaia di manifestanti si sono ritrovati vicino al parlamento israeliano a Gerusalemme per ricordare i sei mesi dal massacro di Hamas del 7 ottobre e chiedere al governo di garantire il rilascio degli oltre 100 ostaggi rimasti in mano dei gruppi terroristici nella Striscia di Gaza. Lo riporta il quotidiano israeliano The Time of Israel. I manifestanti chiedono anche le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu. All’evento hanno partecipato le famiglie degli ostaggi.
L’esercito israeliano conferma di aver iniziato le operazioni di ritiro delle sue forze di terra schierate a sud di Gaza, dopo mesi di aspri combattimenti a Khan Younis. Lo riporta la Cnn citando le Forze di difesa israeliane che specificano di aver ritirato la 98esima brigata per prepararla a “future operazioni”. L'IDF ha aggiunto che “una forza significativa guidata dalla 162esima divisione e dalla brigata Nahal continua ad operare nella Striscia di Gaza con libertà di azione dell'IDF e capacità di condurre precise operazioni basate sull'intelligence”.
L'amministrazione Biden è sempre più frustrata con la condotta militare di Israele e «questo è stato il messaggio centrale che il presidente ha recapitato al premier Benyamin Netanyahu nella telefonata dei giorni scorsi. Devono fare di più». Lo ha detto il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
Migliaia di famiglie palestinesi sfollate da Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, sono sulla via del ritorno in città dopo il ritiro dell'esercito israeliano dalla zona. Lo hanno riferito fonti locali che si trovano a Rafah dove si trovano centinaia di migliaia di sfollati.
Il Gabinetto di guerra ha conferito "un mandato significativo" alla squadra negoziale israeliana per i negoziati che da stasera ripartono al Cairo per una tregua e il rilascio degli ostaggi. Lo ha detto una fonte israeliana, citata dai media. Della squadra dovrebbero far parte il capo del Mossad David Barnea, quello dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, responsabile dello sforzo di intelligence per liberare i rapiti.
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha fatto un appello "all'unità del Paese" denunciando, in riferimento alle manifestazioni in tutta Israele contro la politica del governo, che "in queste ore una minoranza estrema e violenta sta cercando di trascinare il Paese nella divisione". "Non c'è niente che i nostri nemici desiderino di più. Vorrebbero che la divisione interna e l'odio gratuito ci fermassero poco prima della vittoria", ha aggiunto.
"Questa guerra ha rivelato al mondo ciò che Israele ha sempre saputo: l'Iran sta dietro all'attacco contro di noi attraverso i suoi delegati". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu aggiungendo "dal 7 ottobre siamo stati attaccati su molti fronti dagli affiliati dell'Iran: Hamas, Hezbollah, gli Houthi, le milizie in Iraq e Siria". "Israele - ha concluso - è pronto, in difesa e in attacco, a qualsiasi tentativo di colpirci, da qualsiasi luogo".
"Ho detto chiaramente alla comunità internazionale: non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi". Lo ha detto il premier israeliano Benyamin Netanyahu nella riunione d governo. "Questa - ha aggiunto - è la politica del governo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione". "Vorrei chiarire ancora una cosa: non è Israele a impedire un accordo ma Hamas. Le sue richieste estreme hanno lo scopo di porre fine alla guerra e lasciare intatta» la fazione islamica, ha aggiunto.
"Non venga meno la nostra preghiera per la pace, una pace giusta, duratura, in particolare per la martoriata Ucraina, e per la Palestina e Israele. Lo spirito del Signore risorto illumini e sostenga quanti lavorano per diminuire la tensione e favorire gesti che rendano possibili i negoziati. Il Signore dia ai dirigenti la capacità di fermarsi un pò per trattare, per negoziare". Lo ha detto papa Francesco in un nuovo appello, oggi alla recita del Regina Coeli.
Un alto funzionario iraniano Yahya Rahim Safavi ha dichiarato che nessuna delle ambasciate israeliane nel mondo è più sicura, come riferisce l'agenzia di stampa Tasnim citata dalla Reuters sul suo sito. Il funzionario, un consigliere della guida suprema Yahya Rahim Safavi, ha parlato in seguito all'attacco attribuito a Israele al consolato iraniano a Damasco del primo aprile. Per il quale Teheran ha minacciato ritorsioni. Nei giorni scorsi Israele ha chiuso 30 ambasciate, compresa quella a Roma.
Una delegazione di Hamas è arrivata questa mattina al Cairo da Doha per una visita in Egitto che durerà diversi giorni, in risposta all'invito dell'Egitto a proseguire i negoziati per raggiungere un accordo sulla Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti aeroportuali. La delegazione è stata accolta all'aeroporto del Cairo, come di consueto, da alti funzionari dell'intelligence egiziana e accompagnata sotto scorta nel luogo dei negoziati. Ieri sera era arrivato al Cairo anche il capo della Cia William Burns.
In Israele, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha detto che Israele ha "completato i preparativi per una risposta contro qualsiasi scenario che si svilupperebbe contro l'Iran". Ne ha parlato nel corso di un briefing con i vertici militari israeliani, presenti tra gli altri il responsabile delle operazioni dell'esercito, generale Oded Basiuk, e il capo della Direzione dell'intelligence militare, generale Aharon Haliva.
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa 4 mesi di forti combattimenti. Lo hanno riferito i media spiegando che solo la Brigata Nahal è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto 'Corridoio Netzarim' che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud. Il corridoio in questione consente all'esercito - secondo i media - di condurre raid nel nord e nel centro della Striscia, impedisce ai palestinesi sfollati di rientrare nel nord dell'enclave palestinese e permette alle organizzazioni umanitarie di consegnare gli aiuti direttamente nel nord di Gaza.