Giovedì 21 Novembre 2024
MARTA OTTAVIANI
Esteri

L’analista e i due fronti: “Israele può intensificare l’operazione in Libano”

Toninelli (Ispi): Tel Aviv non ha più scusanti per portare avanti la guerra a Gaza. “Mashal potrebbe succedere a Sinwar. Rischio vendetta sui rapiti israeliani”

Roma, 18 ottobre 2024 – Un movimento, Hamas, in crisi, ma ben lungi da essere dato per finito. Un leader, Benjamin Netanyahu, le cui mosse sono imprevedibili, potrebbe avere l’ultima occasione utile per riportare a casa i 101 ostaggi ancora nelle mani dell’organizzazione terroristica. Luigi Toninelli, ricercatore Ispi per il Medio Oriente e il Nordafrica, ha spiegato quali scenari possa aprire la morte di Yahya Sinwar.

Luigi Toninelli, ricercatore Ispi per il Medio Oriente
Luigi Toninelli, ricercatore Ispi per il Medio Oriente

Luigi Toninelli, anche Yahya Sinwar è morto. Cosa succede ora?

“Si tratta di una morte dall’alto valore simbolico per Israele. È morto l’ultimo tassello della leadership di Hamas che aveva pianificato gli attacchi del 7 ottobre. Da qui a distruggere Hamas, però ce ne passa. Perché si tratta di un’organizzazione radicata, con un carattere militare, sociale e in qualche modo anche politico”.

Cosa può fare Netanyahu adesso?

“Netanyahu, teoricamente, adesso non ha più scusanti per portare avanti la guerra a Gaza. Potrebbe chiudere questo fronte e dichiarare il cessate il fuoco, anche se la vedo difficile. Una chiusura di questa linea potrebbe avvenire se si decidesse di intensificare l’operazione in Libano, per non tenere aperti due fronti contemporaneamente”.

Parliamo di Hamas. Chi potrebbe prendere il posto di Sinwar?

“Sicuramente dirigenti di spicco sulla Striscia ne rimangono pochi. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma il successore potrebbe essere Khaled Mashal, che aveva già preso la leadership ad interim dopo la morte di Haniyeh lo scorso luglio prima che fosse nominato Sinwar. Vive a Doha, quindi è più difficile da colpire. Si tratta di un leader molto vicino all’opposizione siriana contro Bashar Al-Assad. Per questo è stato cacciato dalla Siria. Il Mossad provò a ucciderlo nel 1997 in Giordania con del veleno. Scoppiò un caso diplomatico e Israele consegnò l’antidoto per curarlo. Possiamo aspettarci nei prossimi giorni una reazione violenta alla morte di Sinwar, con un aumento dei razzi dalla Striscia verso Israele”.

Lei ha detto che Hamas è praticamente impossibile da sradicare. L’eliminazione della sua linea dirigenziale più belligerante può favorire un mutamento all’interno dell’organizzazione?

“Dobbiamo vedere chi agli effetti guiderà l’organizzazione. La scelta di Sinwar era stata molto forte, perché lui viveva a Gaza. Questo equivaleva a un peso maggiore dei militari rispetto alla fazione politica. Se Mashal sarà davvero il suo successore, è lecito pensare che la componente politica prenderà più forza, ma come si riorganizzerà Hamas è ancora davvero tutto da vedere. Chi sta a Doha è difficile da colpire, a meno che non vada in giro per la regione, come ha fatto Haniyeh”.

In questo momento nelle mani di Hamas ci sono ancora 101 ostaggi circa. Pensa che l’organizzazione potrebbe decidere di vendicarsi su di loro?

“Tutto è possibile. Può succedere anche questo. Magari non che vengano uccisi tutti. Ma nei prossimi giorni si potrebbe venire a sapere che alcuni ostaggi sono stati uccisi o magari diranno che sono morti durante i bombardamenti. Certo, se Israele vuole riportarli a casa, non vedo momento più opportuno di questo per raggiungere un accordo e liberarli”.