Mercoledì 13 Novembre 2024
ALDO BAQUIS
Esteri

Israele, Netanyahu è accerchiato. Le piazze ribollono, Gantz vuole il suo posto. "Ma non si andrà a votare"

Nonostante le intese di massima, non si sblocca la situazione degli ostaggi. Il premier, mai stato così debole, si oppone all’ipotesi di elezioni anticipate

Tel Aviv, 5 aprile 2024 – Una guerra che dura da sei mesi, caratterizzata da successi tattici sul terreno a Gaza che non compensano però la frana della diplomazia di Israele, non solo alle Nazioni Unite ma perfino nei rapporti con la amministrazione di Joe Biden, il presidente che per mesi ha sostenuto senza esitazioni lo sforzo bellico israeliano. E nelle strade di Israele si avverte la ferita ancora aperta dei 134 ostaggi prigionieri di Hamas. Le loro immagini sono appese nella via Kaplan e nel vicino Begin Boulevard di Tel Aviv ai muri di cinta del Ministero della difesa. Chi vi entra – ad esempio i ministri, che anche ieri hanno tenuto un gabinetto di guerra – non può ignorare quei volti di anziani, di donne, di giovani, e anche di due bambini che ancora mancano all’appello – e domandarsi se sia sempre valida la presunzione che "solo la pressione militare può piegare Hamas"’. Intese di massima, raggiunte settimane fa a Parigi per uno scambio di prigionieri accompagnato da un cessate il fuoco, sono rimaste sospese a mezz’aria. La collera dei familiari è divenuta disperazione cupa.

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La protesta nelle piazze contro il governo
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Si tratta sicuramente di giorni critici per il premier israeliano. Attorno a sé vede le strade ribollire di rabbia; vede che ministri centristi del suo governo di emergenza danno segni di inquietudine; vede che le espressioni di insoddisfazione da Washington sono sempre più perentorie e palesi (in particolare dopo la uccisione accidentale a Gaza da parte dell’esercito di sette volontari della organizzazione umanitaria World Central Kitchen) e vede che nei sondaggi la popolarità del suo partito Likud resta molto bassa. Anche la fibra fisica del primo ministro (74 anni) comincia a risentirne. Per la seconda volta negli ultimi mesi è stato costretto a sottoporsi a un intervento in ospedale, questa volta per un’ernia.

I suoi rivali politici fiutano la sua debolezza. Benny Gantz, leader del partito centrista Unione Nazionale (che pure fa parte del gabinetto di guerra), ha cominciato a tastare le acque proponendo che si vada ad elezioni anticipate il prossimo settembre. Nei sondaggi Gantz, che gode dell’aperto sostegno degli Stati Uniti, è ritenuto più idoneo di Netanyahu a fungere da premier. Ma Netanyahu mantiene sempre riflessi pronti. Senza alcuna esitazione ha replicato che le elezioni si terranno nella data stabilita per legge, ossia nell’autunno del 2026. "Non possiamo paralizzare il Paese per mesi mentre c’è una guerra in corso", ha esclamato. Lasciava intendere che chi invece insistesse per un voto anticipato si assumerebbe la responsabilità di una sconfitta di fronte a Hamas e all’Iran. "E ciò – ha esclamato – proprio mentre la vittoria è a portata di mano".

Parole che sono accolte dal totale scetticismo da decine di migliaia di israeliani del Negev e della Galilea che da ottobre non possono tornare alle loro abitazioni perché ancora esposte alle minacce di Hamas e degli Hezbollah. E adesso anche i familiari degli ostaggi han no rotto gli indugi. Per alcune sere si sono accampati attorno alla Knesset rivolgendo dure accuse a Netanyahu. Martedi sera la situazione è uscita di controllo quando un gruppo di dimostranti ha forzato i cordoni di polizia e, con torce accese, ha marciato verso la residenza del premier. Il capo dello Shin Bet (sicurezza interna) Ronen Bar è accorso sul posto per assicurarsi che egli non fosse in pericolo. "Un episodio che ricorda un golpe violento contro una dittatura", ha affermato un ufficiale della polizia, chiedendo a un giudice di estendere gli arresti di cinque dimostranti. Gantz, il presidente Herzog ed altri leader politici hanno poi lanciato accorati appelli alla calma e al rispetto delle regole democratiche.

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