Gerusalemme, 3 aprile 2018 - Dopo aver fatto marcia indietro di ieri sera, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annullato l'accordo con l'Alto Commissariato per i rifugiati dell'Onu (Unhcr) per la risistemazione in alcuni Paesi europei di 16.000 richiedenti asilo provenienti dall'Africa e attualmente in Israele.
Il premier israeliano ha deciso nel corso della notte l'annullamento dell'accordo, costretto a fare i conti con le proteste incrociate di una parte della popolazione e di alcuni suoi ministri, oltre che con le smentite di Paesi come Italia e Germania, che hanno negato l'esistenza di alcun accordo per il ricollocamento dei richiedenti asilo. "Ho ascoltato con attenzione i molti commenti, ho riesaminato i vantaggi e le mancanze - ha spiegato dopo essersi incontrato con il ministro degli interni Arie Deri - e ho deciso di annullare l'accordo".
Ma il problema rimane e quindi, aggiunge Netanyahu "continueremo ad agire con determinazione per ricorrere a tutte le possibilità che abbiamo a disposizione per far uscire gli infiltrati dal Paese". La mossa del premier è arrivata dopo aver visitato oggi i quartieri sud di Tel Aviv dove è più forte la presenza dei migranti. Insomma, il premier resta comunque determinato a "mandare via" i migranti irregolari. "Nonostante crescenti difficoltà legali e internazionali, continueremo ad agire con determinazione per esaurire tutte le possibilità a nostra disposizione per far uscire gli infiltrati", ha garantito Netanyahu lasciando il campo aperto a "cercare ulteriori soluzioni".
Da parte sua l'Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) ha chiesto oggi a Israele di "riconsiderare" la sua decisione di annullare l'accordo sui migranti africani.