Mercoledì 17 Luglio 2024

Israele rispedisce migliaia di lavoratori palestinesi a Gaza. E alcuni di loro denunciano: “Siamo stati torturati”

I permessi di lavoro erano stati revocati lo scorso 7 ottobre dopo l’attacco di Hamas contro Israele. Arrestati e detenuti per 25 giorni: “Non sappiamo se le nostre famiglie al di là del valico sono ancora vive”

Gaza City, 4 novembre 2023 – Gli occhi contornati di nero scrutano al di là del checkpoint di Rafah. Il dramma negli occhi di chi supera il valico per uscire dall’inferno di Gaza anticipa quello che verrà per i migliaia di lavoratori palestinesi in Israele arrestati e detenuti lo scorso 7 ottobre, nel sabato ‘nero’ del terribile attacco di Hamas, e ora rispediti da Tel Aviv a casa loro: a Gaza.  Alcuni di loro il 7 ottobre sono stati prelevati sul posto di lavoro e portati via, altri sono stati arrestati mentre chiedevano informazioni alle autorità del perché i loro permessi di lavoro venivano revocati. “Da quando è iniziata la guerra ci siamo consegnati all’esercito israeliano, perché i nostri permessi (di lavoro, ndr) sono stati revocati. Siamo stati detenuti per 25 giorni e ora ci hanno rilasciato. Non abbiamo idea di che cosa stia accadendo in questo momento e com’è la situazione a Gaza”, dice un operaio prima di varcare il suolo di Gaza.

L'arrivo dei lavoratori palestinesi al valico di Rafah (Ansa)
L'arrivo dei lavoratori palestinesi al valico di Rafah (Ansa)

A fare male sono ancora i segni delle “torture” che alcuni dei lavoratori hanno denunciato: “Ci hanno assaltati e arrestati. Poi siamo stati sottoposti a elettrotortura e ci hanno sguinzagliato contro i cani”, dice un altro lavoratore rilasciato, mentre mostra a favore di camera alcune ferite sulle braccia. “Che cosa posso dire? Poi ci hanno trasferiti in un campo che non sarebbe adeguato neanche agli animali”. “Non sappiamo niente delle nostre famiglie né loro sanno se siamo vivi o morti. I nostri spiriti sono stati distrutti. Sarebbe stato più facile morire in guerra, almeno saremmo stati con i nostri figli”. 

"E’ stato un vero film dell’orrore, continuo e senza fine. I servizi segreti ci hanno sottoposto a interrogatori incessanti. Siamo solo lavoratori, non sappiamo niente, cerchiamo solo di guadagnarci da vivere. Non sappiamo niente", ha raccontato l’operaio Sabry Fayez. "Alcuni sono morti il primo giorno, altri il secondo. Alcuni sono morti di sete".

Il ritorno a Gaza 

“Migliaia di lavoratori che erano rimasti bloccati in Israele dal 7 ottobre sono stati riportati a Gaza", ha detto Hicham Adwan, responsabile israeliano dei valichi di frontiera. La decisione, immediatamente bocciata dall'Onu, non è stata argomentata dal governo israeliano. Secondo Israele “alcuni di loro sarebbero abituali lavoratori di Gaza entrati sul territorio israeliano dietro le milizie per saccheggiare le abitazioni”. Non solo: informazioni di intelligence hanno più volte indicato che tra quei lavoratori con permesso non erano pochi coloro che fornivano indicazioni sensibili ad Hamas.

Onu: “Seriamente preoccupati”

I lavoratori di Gaza sono stati trasferiti al confine con gli autobus e una volta scesi sono entrati a piedi attraverso il valico terroso.  L'Onu si è detta “seriamente preoccupata: vengono rimandati indietro nonostante la gravità della situazione a Gaza”, ha affermato Elizabeth Throssell, portavoce dell'Alto Commissariato.

Negli ultimi anni, Israele ha rilasciato migliaia di permessi di lavoro (18.500 attualmente) agli abitanti di Gaza, come parte di una strategia di incentivi economici probabilmente per incoraggiare gli abitanti della Striscia a prendere le distanze da Hamas. Ora carta straccia dopo 28 giorni di violenti scontri.

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