Roma, 1 agosto 2024 – Il grande interrogativo pesa sulla metà del mondo che col fiato sospeso si chiede cosa succederà dopo l’incursione di Israele nel cuore di Teheran dove è stato annientato con parte del suo staff Ismail Haniyeh, l’anima nera che guidava Hamas dall’esilio dorato di Qatar e Iran.
Ferdinando Nelli Feroci, ambasciatore, analista presidente dello Iai (Istituto affari internazionali), ora Hamas è più debole senza la sua mente politica?
"Non è facile valutarlo, ma Hamas tende a non cedere. Penso però che nella trattativa per una tregua e per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri a Gaza adesso prevarrà una linea più intransigente. Ismail Haniyeh fra i leader di Hamas era uno dei leader più disponibili a valutare un cessate il fuoco".
Cosa pensa di questo blitz?
"È singolare che il Mossad e l’esercito riescano a guidare un’operazione chirurgica così precisa a Teheran e in tanti mesi non siano riusciti ad annientare a Gaza il capo di Hamas, Yahya Sinwar. È però un segnale che abbiano colpito proprio mentre si Haniyeh trovava là in occasione della cerimonia di insediamento del nuovo presidente iraniano, Masoud Pezeshkian".
L’Iran reagirà con la guerra totale o con la strategia del cosiddetto strangolamento degli avversari?
"La guerra totale mi pare uno scenario inverosimile. Penso che continuerà ad esercitare, accentuandola, una pressione militare con la guerra per procura attraverso Hezbollah in Libano, gli Houthi nel Mar Rosso e altre fazioni armate palestinesi. L’Iran sa di non poter sostenere un’offensiva diretta".
Sabotaggi, omicidi mirati e azioni del genere?
"È possibile anche questo, ma meno probabile. Punteranno sulla mobilitazione indiretta delle fazioni sciite, come in parte già avviene. C’è una galassia di milizie anti-israeliane sempre pronta ad agire".
Gli americani dicono di non essere stati informati del blitz.
"Infatti lo ha confermato con le sue dichiarazioni il segretario di Stato Antony Blinken. È un segnale da parte del premier Benjamin Netanyahu di volere e potere fare a meno in certi casi dei consigli degli americani. Ed è una spallata che indebolisce il piano di pace tracciato dal presidente Usa, Joe Biden".
Quindi il piano Usa per una tregua che fine fa?
"Diciamo che per adesso, con la sitiuazione di tensione che si è creata, non lo vedo praticabile".
Israele deve temere attacchi nelle città al suo interno?
"Non direttamente dall’Iran. Potrebbero intensificarsi ulteriormente gli attacchi provenienti dal Sud del Libano ad opera di Hezbollah. E i territori occupati sono una polveriera che può esplodere in qualsiasi momento".
È possibile ora un allargamento del conflitto su più fronti?
"Il rischio di una ulteriore fiammata è concreto. Tuttavia l’Iran che controlla da remoto la situazione sa che direttamente non può oltrepassare una certa linea rossa".
Cosa potrebbe succedere?
"Ciò rischierebbe di provocare una reazione molto forte degli Stati Uniti. E i leader iraniani questo lo vogliono evitare".
L’Iran sostiene che l’attacco ha violato il diritto internazionale.
"Certamente e non è la prima volta. E credo che non sarà nemmeno l’ultima".
L’uccisione del capo politico di Hamas suscita anche solidarietà verso Teheran.
"Consolida quella parte del mondo non solo arabo che è tradizionalmente anti israeliano. Basta leggere le dichiarazioni di Russia, Cina e Turchia che si aggiungono alle proteste di Qatar, Iraq, Giordania e altri Paesi del Medio Oriente. Israele si sta isolando verso una parte del globo che accentua la condanna nei suoi confronti".
È credibile la minaccia della Turchia di un’invasione di Israele?
"È una minaccia,difficilmente Erdogan farà un passo del genere che darebbe il via a contraccolpi internazionali imprevedibili".
Come mai Erdogan si è lanciato in una dichiarazione così forte?
"La Turchia è sempre stata filo-palestinese. Non dimentichiamo che non molto tempo fa una delegazione di Hamas è stata ospite con tutti gli onori ad Ankara".