Sabato 27 Luglio 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Altolà degli Usa a Netanyahu, “troppe vittime palestinesi”. Si tratta sugli ostaggi di Hamas: scambio con 100 detenute

La tv saudita rilancia l’ipotesi di un’intesa per liberare donne e minori israeliane. Tel Aviv frena e attacca l’Onu. Sulla Striscia la galassia dei miliziani è più composita: anche Jihad e al Nasser hanno dei sequestrati

Roma, 10 novembre 2023 – Sugli ostaggi qualcosa si muove. Ieri al Arabiya – la tv saudita – ha dato per fatto un accordo per uno scambio ostaggi/prigionieri tra Hamas e israele, che consiste nel rilascio delle prigioniere e dei minori palestinesi, reclusi nelle carceri di Gaza in cambio di 100 ostaggi, donne e minori tenuti da Hamas. Ma la notizia è stata subito smentita da Israele: "Non c’è nessun accordo con Hamas per gli ostaggi". Almeno per ora.

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Di certo dall’Onu a Erdogan all’Arabia Saudita si moltiplicano le voci che chiedono una immediata tregua e lo stesso segretario di Stato americano Blinken ieri ha detto: "Troppi palestinesi sono stati uccisi, troppi hanno sofferto in queste settimane. Vogliamo fare tutto il possibile per proteggerli". Ma Netanyahu va avanti per la sua strada e guarda a una Gaza futura sotto l’ombrello israeliano. "Le forze di difesa israeliane – ha detto ieri – manterranno il controllo della Striscia, non lo daremo a forze internazionali". Tantomeno arabe.

E in serata da Tel Aviv è arrivato l’attacco all’Onu: è un altro complice di Hamas.

Secondo il New York Times, sugli ostaggi Israele sta valutando un accordo con Hamas – mediato dal Qatar e dall’Egitto – per il rilascio di tutti gli ostaggi civili detenuti a Gaza esclusi gli uomini israeliani in età militare. Hamas e Israele stanno negoziando due proposte di rilascio. La prima prevede che Hamas liberi da 10 a 20 ostaggi civili – tra cui donne e bambini israeliani e stranieri, compresi alcuni americani – in cambio di una pausa di almeno 3 giorni nei combattimenti. Ciò potrebbe essere seguito dal rilascio di circa 100 civili, se i termini saranno rispettati, e a quel punto Israele dovrebbe liberare un certo numero detenuti. La seconda ipotesi, prevede la liberazione di tutti gli ostaggi non militari in cambio di tutti i detenuti palestinesi donna e minori che sono nelle carceri israeliane. Tel Aviv sta valutando e suoi funzionari ieri hanno ammesso "progressi".

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Ma chi detiene gli ostaggi? Secondo quanto ha ammesso Hamas, "dei 250 ostaggi (a fronte dei 239 dichiarati da Israele, ndr) noi ne controlliamo 200 e gli altri 50 sono in mano ad altri gruppi". A Gaza infatti se il controllo politico è totalmente nelle mani di Hamas, i gruppi militari che operano, più o meno alleati o in competizione tra loro, sono parecchi. Il gruppo più forte – e quello che controlla la grande maggioranza dei tunnel e i 4/5 degli ostaggi – è dato dalle brigate Izz ad-Din al-Qassam, l’ala militare di Hamas, guidata da Mohammed Deif. Sono le più armate.

Il secondo gruppo più importante sono le Brigate al Qads, braccio armato della Jihad islamica palestinese (PiJ), probabilmente guidate da Baqssem al Sadi, e in buoni rapporti con Hamas, hanno probabilmente una ventina di ostaggi.

Il terzo gruppo sono le Brigate al Nasser Salah al Din del Comitato di resistenza popolare (Prc) guidate da Abu Yasser Shashnyeh e alleate sia con Hamas che con la Jihad palestinese: potrebbero avere loro un’altra decina di ostaggi. Lontane politicamente sono invece le Brigate Martiri di al Aqsa, che fanno riferimento a Fatah: a Gaza opera una fazione scissionista, tollerata da Hamas, chiamata Nidal Al Amudi. Giocano la loro partita anche le Brigate Abu Ali Mustafa (Fplp) e le Brigate al Sabireen (vicine ad Hezobollah). Un vespaio di sigle unite dall’odio verso Israele.

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