Lunedì 23 Dicembre 2024
FILIPPO BONI
Esteri

Hamas come Erode, la strage degli innocenti in Israele: bambini e neonati decapitati

Nel kibbutz di Kfar Aza, Hamas non si ferma nemmeno davanti ai più piccoli. È l’anno Zero della pietà

Roma, 11 ottobre 2023 – Laggiù, mescolati nei campi di maggese, con cani che come spettri vagano nel sole tra le rovine fumanti di un luogo in cui la vita si è dissolta, oltre i cadaveri crivellati di proiettili e abbandonati lungo la strada 234 che costeggia la striscia di Gaza, nel kibbutz di Kfar Aza, tra le case sventrate da colpi di arma da fuoco, oltre soglie annerite dal fumo, si cela l’angelo nero dell’apocalisse. Ci sono letti con lenzuola bianche intrise di sangue innocente che nessun sapone potrà mai lavare. Quel sangue ormai è un inchiostro indelebile nel libro di storia delle peggiori atrocità mai commesse dall’uomo. E quella scritta da Hamas in quelle terre in cui i contadini fino a poco tempo fa piantavano girasoli, entra di diritto tra le pagine più feroci.

I militari israeliani nel kubbutz della strage degli innocenti
I militari israeliani nel kubbutz della strage degli innocenti

La strage del kibbutz

Donne, uomini, anziani, circa duecento civili della piccola comunità agricola in cui valgono regole egualitarie e il concetto di proprietà collettiva, massacrati nei modi più crudeli ed efferati: colpiti alle spalle, improvvisamente, senza possibilità di scampo. Ma soprattutto, tra quei duecento, l’orrore nell’orrore: quaranta bambini, alcuni decapitati nei propri letti, altri nei sedili delle auto mentre viaggiavano con i genitori, altri ancora mentre giocavano nelle proprie stanze. Due lì, quattro più in là, uno solo disteso in un lettino mentre dormiva, un altro mentre giocava con un pallone in cortile. La vita innocente che finisce, spezzata, di chi ha la sola colpa di essere arrivato nel mondo in un luogo di dolore e travagli millenari. Così il bianco diventa nero e la luce si spegne per sempre. Anche quella dei genitori di quei piccoli, che neppure avranno la possibilità di piangerli e seppellirli, perché sono stati ammazzati brutalmente anche loro. Tutto in pochi istanti e senza pietà, senza esclusione di colpi.

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Come Erode

Hamas ha usato una tecnica che in Giudea, a Betlemme, a soli 84 chilometri da qui, tutti ricordano. Re Erode l’aveva applicata duemila anni fa (Matteo 2,1-18) quando, sentitosi tradito dai Magi che non gli avevano rivelato dove si trovava il piccolo Gesù di Nazareth, s’infuriò e inviò i suoi soldati ad uccidere tutti i bambini minori di due anni di Betlemme e dintorni, perché in quello scellerato modo riteneva di poter eliminare tra loro anche Gesù, suo potenziale avversario al trono d’Israele. I soldati di Erode colpirono a casaccio, senza distinzioni, tutti i fanciulli dovevano morire. Yossi Landau, necroforo di Zaka, ieri ha confermato di aver visto bambini a Kfar Aza tra i due e i cinque anni senza testa. Caschi rosa e piccole biciclette a terra. Corpi di piccole creature innocenti sui marciapiedi, resi irriconoscibili dalla furia dei terroristi che non hanno precedenti nella storia di Hamas, ma che hanno analogie recenti con l’Isis in Siria e con certi eccidi avvenuti in Ucraina.

La strage degli innocenti

Per ricordarle nei Paesi europei, queste atrocità senza fine, bisogna premere rewind sul mangianastri della storia e correre indietro di 79 anni. Hitler i bambini ebrei durante la seconda guerra mondiale li faceva cremare nei campi di concentramento. In Italia, quando i nazisti, frustrati per un conflitto quasi perso e assetati di vendetta, durante l’occupazione italiana tra il 1943 e il 1945, seminarono una scia di sangue di vittime civili lunga tutto lo stivale che conta 26mila vittime, tra cui molti bambini. In certi borghi incastonati negli Appennini, insieme agli adulti vennero massacrati i più piccoli. Tra questi, alcuni neonati vennero presi direttamente in culla dai soldati, lanciati in aria e uccisi al volo, come in un turpe e demoniaco gioco del male nel pozzo di un abisso che non conosce fine.

Ora, laggiù, tra quelle strade in cui l’odore acre della morte vince su tutto, nel vento, si percepisce il lamento di un padre scampato all’eccidio: "Ho giurato a me stesso di sopravvivere per scrivere io la tua vita". Guarda il cielo, stringe lenzuola bianche macchiate di sangue tra le mani. È di suo figlio. Già. Di un bambino morto non esiste vita da raccontare.