Roma, 8 ottobre 2023 – Un’Israele distratta dalla profonda divisione politica che la attraversa minandone le fondamenta ha sottovaluto la minaccia di Hamas ed è finita sotto attacco con le difese abbassate.
"Come la difesa israeliana sia stata “bucata“ così facilmente dai commandos di Hamas e come i servizi israeliani, che sono tra i migliori del mondo, non abbiano colto il sentore di una operazione così ampia – osserva Valeria Talbot, capo del programma Medio Oriente e Nordafrica dell’Ispi di Milano – è la domanda che si ci stiamo tutti ponendo. La mia impressione è che abbia peccato di presunzione, sottostimando le capacità di Hamas. Ha ritenuto che la minaccia fossero ancora i razzi e che bastava il sistema Iron Dome per proteggersi. Non ha creduto a qualche segnale, che pure gli deve essere venuto, di una operazione così ambiziosa. E così, esattamente a 50 anni dalla guerra dello Yom Kippur, è stata di nuovo sorpresa".
“Una operazione di questa portata – concorda Pietro Batacchi, analista militare della Rivista italiana difesa – deve aver mandato dei segnali all’intelligence, dopotutto lo Shin Bet è uno dei migliori servizi segreti del mondo. Ma i segnali non sono evidentemente stati colti. Non è la prima volta che accade in Israele, ma è comunque molto grave. La consapevolezza della propria forza, della propria capacità di “secondo colpo”, di poter rispondere efficacemente a un eventuale attacco, ha evidentemente portato a sottostimare la minaccia. È stato un chiaro errore di valutazione".
Sul web girano molte dietrologie ma la professoressa Talbot non crede che il governo Netanyahu, immaginando una azione di portata molto minore, abbia in qualche modo “lasciato fare“ Hamas per superare la grave divisione tra maggioranza e opposizione che sta lacerando il Paese unendolo contro il nemico comune. "Un calcolo così cinico sulla pelle dei propri cittadini– osserva – per me è difficile da immaginare in Israele. Questo detto, è inevitabile che un attacco allo Stato di Israele a maggior ragione un attacco d questa portata, ricompatti internamente il Paese. Ma questo non significa il superamento della polarizzazione e delle divisioni che abbiamo visto tra il governo Netanyahu e l’opposizione, che abbiamo visto emergere in tutta la sua evidenza in questo anno. Israele resta profondamente diviso, ma di fronte all’aggressione è uno".
Quale è la strategia di Hamas? "Provocare una dura reazione di Israele – sostiene Batacchi – in modo da causare una reazione internazionale contro lo Stato ebraico". "Provocare Israele per portare sotto i riflettori internazionali la questione palestinese sostiene Talbot – tanto più nel momento in cui Israele e Arabia Saudita stanno negoziando un accordo per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche, che sarebbe un accordo di portata storica. Il nodo chiave dell’accordo è la questione palestinese e Hamas cerca di far saltare il banco a qualsiasi costo, anche sulla pelle dei cittadini di Gaza".
Che faranno adesso gli Hezbollah libanesi? "Hezbollah – sostiene Batacchi – ha dato segnali di attenzione, ma sono molto impegnati nella guerra in Siria. Vista anche la situazione in Libano non credo che abbiano tanta voglia di impegnarsi a fianco di Hamas. Ma tutto può essere. Se ci fossero molte vittime civili, Hezbollah potrebbe decidersi ad entrare in gioco". Batacchi è scettico anche sulla possibilità che Israele faccia consistenti azioni di terra nella Striscia: "Ho qualche dubbio che entrino in Gaza. Ho l’impressione che uno degli obiettivi di Hamas sia proprio quello di portare gli israeliani dentro Gaza, coinvolgendoli in un combattimento urbano, casa per casa. Un battaglia in una area così sovrappopolata e urbanizzata avrebbe pesanti costi anche per gli israeliani, oltre che per i palestinesi. Più probabile che Israele usi droni, artiglieria ed aerei. Di sicuro, la reazione sarà durissima".