Lunedì 30 Settembre 2024

Israele, il politologo Parsi: “L’Occidente non fa abbastanza per fermare Netanyahu, si rischia la guerra con l’Iran”

L’analista e la strategia del Governo israeliano: “Non ha una visione politica, punta solo sulla forza”

Roma, 30 settembre 2024 – Professor Vittorio Emanuele Parsi, università Cattolica di Milano, dopo Gaza e il Libano, ora tocca agli Houthi yemeniti. Fino a dove si spingerà Netanyahu?

“Solo lui lo sa. Ma la cosa che mi pare evidente è che Netanyahu abbia in mente solo la dimensione militare della sua strategia e quindi non abbia una vera strategia dato che manca una dimensione politica che guardi ad una pacificazione dell’area attraverso una ragionevole compensazione dei diversi interessi. Temo che in questa visione tutta militare ci sia anche una sorta di tentativo di costringere l’Iran ad intervenire, colpendo uno dopo l’altro i suoi proxy, per poi regolare i conti con Teheran. Ora, considerato quanto è lontano l’Iran, con cosa Israele potrebbero colpirlo per assestargli un colpo definitivo? Con l’aviazione e con i missili convenzionali e basta? L’ipotesi è vieppiù remota, ma il sospetto deve venirci: non è che Netanyahu voglia contemplare anche l’impiego di armi nucleari, ad esempio contro i siti atomici iraniani?”.

++ Libano, nuovo raid israeliano alla periferia sud di Beirut ++
Bombardamenti nella periferia sud di Beirut (Amro/Afp)

Netanyahu utilizza la finestra di opportunità delle elezioni americane per fare quello che sostanzialmente vuole?

“Lui è un grande opportunista, e le elezioni americane, con un presidente in uscita e un esito così aperto, gli hanno dato delle carte in più, ma il suo disegno per il Medio Oriente era chiaro e non difficile da leggere. Direi che lo avrebbe fatto comunque”.

Ma Netanyahu è oggi più forte? “È più forte dentro Israele. Ma davvero queste azioni stabilizzano il Medio Oriente? Davvero aumentano la sicurezza di Israele se non nell’immediato o poco più? Io penso che quanto sta succedendo non aumenterà la sicurezza degli israeliani”.

Quale sarebbe una via d’uscita sensata per la comunità internazionale?

“Dopo un anno di guerra feroce e indiscriminata, condotta da un Stato democratico che in quanto tale dovrebbe essere vincolato dal diritto umanitario distinguendosi così dagli Stati canaglia e dai movimenti terroristici, sarebbe ora che la comunità internazionale smettesse di accettare passivamente la situazione. Se Israele vuole essere membro a pieno titolo del club delle democrazie deve comportarsi in maniera acconcia, non parlare come ha fatto Netanyahu alle Nazioni Unite: l’avesse fatto chiunque altro, cosa avremmo scritto? Non è che se uno è nostro amico possiamo dire, vabbè”.

Insisto: cosa dovrebbe fare la comunità internazionale?

“Dovrebbe smettere di sostenere in maniera acritica Israele qualunque cosa faccia. Biden ha detto milioni di volte che serve una tregua a Gaza ma in questo anno ha sempre armato Israele. Non vede una contraddizione? È dei giorni scorsi un finanziamento americano di 7.9 miliardi di dollari all’Ucraina e di 8.7 miliardi ad Israele. E chi è più minacciato nella sua esistenza, oggi, la democrazia ucraina o Israele? È più pericoloso un Iran neppure in grado di reagire agli attacchi israeliani o un Putin invasore seriale di altri Stati e che minaccia la guerra nucleare? Queste sono le ipocrisie dell’Occidente, che pagheremo. Pagheremo l’ignavia nei confronti di Putin e il doppiopesismo nei confronti dell’islam e di Israele”.

A proposito, l’Iran cosa farà? Per ora parla e basta.

“Sta cercando di fare il meno possibile. Parlano e basta perché sanno che militarmente possono fare poco o nulla. Non si vogliono suicidare”.

“In Medio Oriente tutti i contendenti vorrebbero un ordine per la regione che sia basato sulla supremazia militare assoluta e basta. In Ucraina i russi, peraltro, fanno la stessa cosa. Ora, noi occidentali che abbia creato un ordine mondiale basato sul diritto che facciamo? Poco o nulla. Dovremmo invece darci una mossa, perché ne va della nostra credibilità. Bisogna dire con franchezza a Israele, come si fa tra amici, che in questa folle corsa all’inferno noi non li seguiremo. Se la linea di Netanyahu è quella del ’muoia Sansone con tutti i Filistei’, sono affari loro, non nostri. Non possiamo essere ostaggi di una guerra di un altro. La facciano senza le nostre armi. Se possono”.