Martedì 5 Novembre 2024
VIVIANA PONCHIA
Esteri

Israele, torna l’incubo: bambini nascosti in soffitta come Anna Frank

Il terrore raccontato dai nonni piomba nelle vite dei piccoli E Netanyahu fa un esplicito paragone con le persecuzioni naziste

Tel Aviv, 26 ottobre 2023 – La soffitta di Anna Frank non è un luogo ma un buco nero, la metafora di una colpa collettiva che il genere umano credeva di avere archiviato. Non riproducibile, in teoria. L’esempio di ciò che ai bambini deve essere risparmiato: claustrofobia, attesa terrificante, morte. Fino al 7 ottobre il sottotetto di Amsterdam al 263 di Prinsengracht, stretto fra un mobilificio e una rivendita di tè, è stata l’eco di un tempo leggendario che gli israeliani indicavano ai figli piccoli come una cicatrice di famiglia, diluita dai tabù della memoria dei padri e dei nonni. Un abisso senza fondo eppure irripetibile, sterilizzato dalla letteratura, dentro cui nessun bambino sarebbe più sprofondato.

Due bambini presi come ostaggi
Due bambini presi come ostaggi

Perché dalla storia si dovrà pure imparare qualcosa, anche ad avere un migliore amico palestinese. E perché proprio Anna, alla vigilia di Natale del ’43, l’aveva scritto sul suo diario in modo che anche il più stupido degli uomini potesse comprendere: "A volte penso: qualcuno qui dentro mi capirà? Saprà vedere al di là dell’ingratitudine, dell’essere ebrei o meno, e considerarmi solo per la ragazzina che sono, che ha tanto bisogno di divertirsi?". Poi è successo. Ottant’anni dopo. Non in bianco e nero, non nell’Europa devastata dalla guerra. Dentro la casa costruita apposta come rifugio per anziani e piccoli ebrei cresciuti come piccoli americani. In un tempo che per disperata miopia qualcuno dice di pace. Nel cuore della patria sottile disegnata con il righello Anna Frank magari si sarebbe sentita al sicuro senza blindarsi in soffitta, chissà, ma il massacro dei kibbutz della notte del 7 ottobre ha risvegliato il suo terrore e lo ha moltiplicato. Quel nome prima o poi doveva spuntare. Ed è sceso dall’alto, come un’ammonizione che a qualcuno è sembrata esagerata e a qualcuno l’unica possibile.

È stato il premier israeliano Netanyahu a pronunciarlo in conferenza stampa davanti a Macron e al resto del mondo: durante l’attacco i bambini ebrei sono stati costretti a nascondersi nelle soffitte proprio come Anna Frank dai nazisti: "Non riesco mai a liberarmi dalla paura degli spari e degli aeroplani – scriveva – e quasi ogni notte vado nel letto di papà a cercare conforto". Il tempo si riavvolge, la bugia materna viene smascherata: "Avevi detto che era tutto passato, tutto per finta". Trova una favola spaventosa e avrai un bambino felice, se saprai convincerlo che i draghi si sono estinti. Alon Goldstein, sul sito Israele.net, smentisce con rabbia il lieto fine: "Un delinquente con Kalashnikov agguanta un ragazzino di nove anni. Neonati, anziani. Tutti spietatamente sequestrati. Immagini a colori, insopportabili. Scattate in Israele nel 2023, non nel ghetto di Varsavia sotto occupazione nazista nel 1940. Ci sarà te mpo per fare i conti. Ma ora tutti devono volgersi indietro di 80 anni e guardare negli occhi quel bambino ebreo con le scarpe logore e la mani alzate, portato via sotto il ghigno di un soldato nazista".

Un nuovo diario è già stato scritto e fra dubbi e conferme racconta altri pezzi di innocenza perduta nel kibbutz di Kfar Aza. I quaranta bambini uccisi in culla o nel lettone con i genitori, decapitati perché una mano che ha fretta non considera le conseguenze pediatriche di una gola tagliata. Passeggini ribaltati, corpi bruciati. Immagini che gelano il sangue anche a un generale come Itai Veruv: "Tornano in mente i racconti dei nostri nonni durante i pogrom in Europa. Non è qualcosa che abbiamo visto nella storia recente". La soffitta di Anna non basta di nuovo, i bambini hanno capito come va a finire.

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