Domenica 24 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Israele e la caccia ai nemici: "L’erede di Nasrallah è morto". L’ultimo obiettivo è il capo di Hamas

Tel Aviv rivendica l’uccisione di Safieddine, Hezbollah non smentisce: persi i contatti con lui. Sinwar è dato per vivo ma è rintanato nei nascondigli della Striscia. L’Idf gli ha fatto terra bruciata intorno

Roma, 6 ottobre 2024 – In ebraico la chiamano, con una certa eleganza, sikul memukad, vale a dire "prevenzione mirata". Ma, diciamolo, effettuati in guerra e pure in tempo di pace, vuoi con droni, missili, bombe che con cecchini, le eliminazioni di nemici e comandanti di milizie terroristiche sono a tutti gli effetti omicidi mirati. E il Mossad, specie quello guidato da un duro come Meir Dagan, ne fu largo e spietato utilizzatore, come del resto lo Shin Bet e, con le bombe di precisione, l’Idf.

Di questi tempi ne sanno qualcosa Hamas e Hezbollah. La milizia libanese ha avuto gli ultimi due capi uccisi da Israele (Abbas al-Musawi nel 1992, Hassan Nasrallah lo scorso 27 settembre), a riprova che il ricambio generazionale tra i suoi nemici Israele lo fa mandandoli sottoterra. E non è finita, naturalmente, perché le bombe israeliane si sono con ogni probabilità portate via il 3 ottobre pure Hashem Safieddine, dato da tutti come prossimo successore di Nasrallah. Israele ne era quasi sicuro e ieri pure Hezbollah ha finalmente ammesso che "Safieddinne si trovava nel quartier generale di Marijah, a Beirut quando è stato preso di mira da un raid israeliano e da allora abbiamo perso i contatti".

Sempre con un raid aereo mirato israeliano, giovedì era toccato a Muhammad Rashid Safi, capo dei servizi di comunicazione di Hezbollah e il primo ottobre era stato invece eliminato Muhammad Jafar Kasir, per 15 anni capo dell’unità 4400 di Hezbollah (resposabile dell’approvvigionamento di armi dall’Iran), definito dagli israeliani "la persna più importante nell’asse terroristico Iran-Hezbollah-Siria". E il 28 settembre era stata invece la volta di Nabil Qaouk, capo della sicurezza interna di Hezbollah.

Hamas, ovviamente sta pure peggio. A caccia di Yahya Sinwar, dato per vivo ma sempre più isolato nei nascondigli della Striscia dove è rintanato. Israele gli ha fatto terra bruciata intorno, eliminando la primula rossa e numero uno delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, Mohammed Deif, la mente del massacro del 7 ottobre; quindi il suo vice Marwan Issa; poi addirittura il capo politico Ismail Haniyeh, ucciso il 31 luglio a Teheran in una residenza protetta deli pasdaran.

E ieri altri due colpi. Il primo, avvenuto durante la notte tra venerdì e sabato nel campo profughi palestinesi di Beddawi, vicino alla città di Tripoli, nel Libano settentrionale, ha ucciso, assieme alla moglie e a due figlie piccole, Saeed Atallah Ali, "promotore di attacchi terroristici contro Israele". Il secondo attacco, di ieri mattina nei pressi della città di Saadnayel nella valle della Beqaa, ha preso di mira Mohammed Hussein al-Lawis, "l’autorità esecutiva di Hamas in Libano".

Giovedì un attacco aereo a Tulkarem, in Cisgiordania aveva ucciso Yaser Abd al Razeq Oufi, capo delle brigate al Qassam a Tulkarem, mentre il 30 settembre è stata la volta del capo di Hamas nel sud del Libano, Fateh Sherif Abu el Amin e 28 settenbre gli aerei con la stella di David avevano eliminato nel sud della Siria Ahmad Muhammad Fahd, il capo dell rete terroristica di Hamas in quel Paese, mentre cinque giorni prima era toccato al capo delle brigate al Quassam in Libano, Mahamud al Nader.

Da notare che giovedì Idf ha annunciato la morte del capo del governo di Hamas nella Striscia di Gaza Rawhi Mushtaha, ucciso con altri due dirigenti della sua organizzione – Sameh al-Siraj, che nell’ufficio politico di Hamas aveva la delega per la sicurezza e Sami Oudeh – in un raid effettuato tre mesi fa. Rawhi Mushtaha era considerato “l’altra metà” di Yahya Sinwar. Che ora, chiuso nel suo bunker, vede la clessidra accelerare metaforicamente la sua corsa e teme di fare la fine del topo.