Venerdì 20 Dicembre 2024
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Esteri

Israele contro Hezbollah: i militari italiani in Libano e il rischio escalation

Scontri fra Hezbollah e esercito di Tel Aviv nel sud del Paese dei cedri. I soldati italiani delle missioni Unifil e Onu hanno avuto ordine di rifugiarsi nei bunker

Roma, 10 ottobre 2023 – Mentre l'assedio su Gaza si stringe come una morsa letale di missili e artiglieria e i tank sono pronti a scatenare l'inferno, l'occhio di Israele tiene sotto cotrollo l'altro fronte a rischio, quello del sud del Libano dove Hezbollah è in fibrillazione.

Militari italiani nei bunker in Libano dopo i bombardamenti
Militari italiani nei bunker in Libano dopo i bombardamenti

I capi della milizia hanno dichiarato di non voler intervenire nel conflitto ma, si sa, possono essere parole al vento o scritte sulla sabbia. Ieri sera infatti la tensione è salita e fra esercito israeliano ed Hezbollah si è accesa una battaglia. Quattro miliziani sciiti filo iraniani sono rimasti uccisi.

I guerriglieri hanno sparato diverse batterie di missili sul confine nord di Israele che ha reagito con colpi di artiglieria e razzi esplosi dagli elicotteri d'assalto. I militanti libanesi di Hezbollah sostengono di aver colpito due caserme israeliane dopo che Israele ha ucciso tre dei suoi membri, si legge in un comunicato del gruppo sostenuto dall'Iran.

Tutto è accaduto in seguito al fatto che militanti palestinesi hanno tentato di infiltrarsi dal Paese dei cedri. "Gruppi della Resistenza Islamica, come prima risposta, hanno attaccato” due caserme israeliane “usando missili teleguidati e colpi di mortaio che li hanno colpiti direttamente”, ha spiegato Hezbollah.

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In un primo tempo il blitz di terra è stato rivendicato dalla Jihad islamica, il gruppo fondamentalista attivo a Gaza insieme a Hamas , poi ha parlato Hezbollah. Qui tutto si confonde, il polverone non si dirada mai. Dunque artiglieria in azione e temperatura in salita. Dopo la risposta israeliana agli attacchi dal Sud del Libano, i militari italiani della missione Onu di Unifil sono entrati al riparo nei bunker delle proprie basi a scopo precauzionale.

La tensione è alta anche tra i mille uomini del contingente italiano che per ora però non sono sottoposti direttamente a rischi. Il livello di allarme, comunque, è salito di un gradino.

La procedura di riparo nei bunker è avvenuta su disposizione delle autorità militari del Comando di Unifil. I colpi , infatti, sono caduti lontani dall'area di responsabilità italiana. Anche le truppe che in quel momento facevano pattugliamento sono riparate nella prima base utile. Allineati e coperti per evitare guai.

La preoccupazione per lo scenario sul fronte meridionale del Libano è molto forte perché Hezbollah dopo la guerra del 2006, quando Israele entrò nei territori di Beirut per un blitz molto energico, non ha fatto passi indietro, anzi. Allora disponeva di sistemi d'arma con 15mila razzi, mentre oggi ne ha pronti 150mila, tutti forniti dall'Iran. Sono nascosti nei bananeti, nei tunnel, in strutture protette.

Se le milizie dovessero aprire questo fronte sarebbe per Tel Aviv un altro notevole grattacapo, anche se il confine sulla Linea blu è protetto da reparti bene armati e in questi giorni rinforzati. Un conflitto nell'area metterebbe però serie difficoltà anche le truppe Unifil che per ora vedono i razzi passare alti sulle proprie teste. In ogni caso la forza di interposizione delle Nazioni Unite ha diffuso un appello di maniera chiedendo alle parti "di esercitare il massimo della moderazione per evitare un'ulteriore escalation e perdita di vite umane". Nel comunicato l'Unifil rende noto che "peacekeeper hanno registrato esplosioni nei pressi di Al-Boustan nel sud ovest del Paese", precisando che i comandanti sono in contatto con le parti coinvolte per scongiurare un' escalation. L'esercito di David ha confermato di aver condotto raid per colpire miliziani armati che si erano infiltrati oltre confine nel nord di Israele. Hezbollah ha negato ogni coinvolgimento: "non siamo coinvolti in questo scontro". Già, ma nessuno ci crede. Poche ore prima del fine giornata di fuoco il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, era stato rassicurato dai vertici del Partito di Dio che non ci sarebbe stato nessun attacco contro Israele, a meno di un'aggressione diretta al Libano. Ma la situazione è degenerata nello spazio di poche ore. Gli interrogativi sono sempre più che le risposte mentre la strage messa a segno da Hamas chiamerà altri morti, altri lutti, altra disperazione. Stavolta Israele ha dichiarato guerra totale a Gaza e compagnia.

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