Roma, 10 ottobre 2023 - Bambini con le teste mozzate, corpi carbonizzati o uccisi nel sonno, questi sono gli orrori in cui si sono imbattuti i soldati dell'esercito israeliano entrando nel kibbutz di Kfar Aza, preso d’assalto da infiltrati di Hamas nell'attacco sferrato sabato. I corpi trovati in totale sono 200.
'It smells of death here' (“Odore di morte qui”), titola i24News che parla di "orrore inimmaginabile" nella piccola comunità israeliana non molto lontana dal confine con la Striscia di Gaza.
Tzahal per la prima volta, a tre giorni dall’attacco, ha fatto entrare i giornalisti nel kibbutz dove si stanno raccogliendo i corpi delle vittime. Il massacro va oltre ogni tremenda immaginazione: oltre 40 tra bambini e neonati non sono stati risparmiarti dai terroristi che anzi, come bestie assetate di morte, si sono accaniti su alcuni tagliandogli la testa.
Kfar Aza sabato è stata attaccata da almeno 70 estremisti palestinesi, una violenza che non ha dato scampo agli abitanti di questa piccola e pacifica comunità. E non è ancora finita perché il confine è molto vicino e l'allerta resta alto tuttora, mentre ancora si vedono partire alcuni razzi da Gaza verso altre zone di Israele. L'esercito che ha ripreso il kibbutz, ora lo difende anche.
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I soldati sono rimasti scioccati dalla visione di tanto orrore sui piccoli corpi innocenti, mentre si stanno dando ancora da fare per rimuovere i cadaveri dei connazionali il prima possibile. Mentre i corpi dei terroristi no, sono stati lasciati a terra, come i loro mezzi abbandonati non sono stati mossi: potrebbero essere minati.
Le parole del maggiore generale Itai Veruv, non sono quelle che ti aspetti da un veterano, almeno non lì, davanti a quel massacro. Veruv ha raccontato di soldati coraggiosi entrati nelle case sfidando la morte, perché trasformate in trappole esplosive dai miliziani, visti crollare emotivamente davanti a teste di neonati per terra, alle intere famiglie uccise a colpi di arma da fuoco nei loro letti. Un orrore, come spiega Veruv, a cui i suoi uomini, molti riservisti appena richiamati dalla vita normale di tutti i giorni, non erano, non sono e non potranno mai essere pronti.
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