Roma, 8 ottobre 2023 – Parla dalla città di Herzliya, a Nord di Tel Aviv, ma il mare, se pur tanto vicino, non riesce ad avere un effetto calmante. Anche lì, lontano da Gaza, sta aumentando la paura. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha appena detto che occorre prepararsi all’evacuazione. Si stanno distribuendo in massa armi alla popolazione.
Professor Ely Karmon, che cosa temete più di tutto?
"Abbiamo l’ansia soprattutto riguardo Hezbollah. Temiamo che entri in gioco perché la potenza della milizia antisionista del Libano, controllata dall’Iran, ha una capacità missilistica enorme e di grande precisione. E anche le forze di terra sono molto più temibili di Hamas".
Karmon è un politologo, esperto di controtterrorismo, che insegna all’Università di Reichman, ed è noto a livello internazionale. Prima ancora delle sue analisi, però, in queste ore da lui vogliamo sapere come si vive con la guerra in casa.
Quali le sensazioni diffuse?
"Viviamo una situazione drammatica. Abbiamo paura ma c’è anche tanta rabbia".
Intende per come Israele si sia fatto cogliere impreparato a un assalto terroristico mai visto prima, ben oltre le intifade, ben oltre gli attentati kamikaze degli anni ’90?
"È un grande problema. C’è stata sicuramente una falla clamorosa dal punto di vista strategico e ancora non si capisce come l’intelligence abbia potuto subire questa operazione. Ma io parlavo anche di rabbia contro la gestione di Netanyahu".
In cosa è colpevole?
"Netanyahu ha voluto indebolire l’Autorità palestinese consentendo invece che la milizia armata di Hamas fosse finanziata dal Qatar, ossia un Paese che è sempre stato supporter dei terroristi, come i jihadisti, come i talebani. Il nostro governo ha preferito tenere buono Hamas con 30 milioni di dollari ogni mese, consentendo così che si armasse alla perfezione".
E perché lo ha permesso?
"Per ottenere una situazione di relativa tranquillità nel Sud e, allo stesso tempo, per far avanzare le colonie nella Cisgiordania. Ottenendo così più legittimazione alla propria politica di estrema destra, che si fonda anche sull’idea di maggiore espansione dello Stato unico".
Certo, il sogno dei due Stati, dal 1993 in poi, è fallito conflitto dopo conflitto. Lei però ora allude al 2014, vero?
"Netanyahu è primo ministro quasi ininterrottamente da 12 anni. Nel 2014, durante il cessate il fuoco mediato dall’Egitto, l’intenzione era quella di riportare l’Autorità palestinese al controllo della Striscia di Gaza, ma Israele non lo ha accettato. E ora, eccoci qua, alle prese con Hamas"
Cosa si sa di Mohammed Deif, il capo di Hamas. Va considerato come un nuovo Bin Laden?
"No, no, no. Lui è il capo militare jihadista di Hamas già da 20 annI. È stato ferito due o tre volte in attentati di Israele ma è riuscito a scappare, è un invalido, non si sa esattamente quale sia la sua situazione, non appare più, non ci sono video. Ma è considerato ancora il cervello militare di Hamas. Il capo vero e proprio di Hamas, Yahya Sinwar, è a Gaza ed è stato in prigione da più di 20 anni".
Avete paura che l’Iran si saldi alla Russia, in una nuova guerra per procura contro Israele e contro l’Occidente?
"L’Iran ha sempre detto di voler distruggere Israele. La grande questione, come dicevo, è se Teheran deciderà di usare Hezbollah, avviando una guerra a tre o quattro fronti. Ma non sappiamo ancora se tutti questi attori sono davvero pronti a farlo, anche perché il presidente americano Biden ha messo in guardia da ogni intervento esterno".
Lei spesso ha avvertito rispetto al rischio delle armi atomiche di Teheran.
"Di nuovo, a causa della politica di Netanyahu e del presidente americano Trump, l’Iran oggi può decidere di produrre l’arma nucleare. Da qui a utilizzarla, come sappiamo, c’è una grande diffrenza, ma la parabola nucleare dà un grande potere a Teheran. E infatti anche da questo problema ha avuto origine la decisione dell’Arabia Saudita di normalizzare i rapporti con Israele e di chiedere agli Stati Uniti la possibilità di sviluppare un progetto nucleare sul territorio saudita. Un’ultima mossa che ha portato l’Iran a sabotare a tutti i costi gli accordi tra Tel Aviv e Riad attraverso il sostegno a Hamas".
Che tipo di contraffensiva si aspetta dal suo Paese?
"Oggi non abbiamo scelta: bisogna distruggere le capacità militari di Hamas, non la sua rappresentanza religiosa o politica, ma militare sì. Questa decisione del governo la sostengo in pieno".
Pensa che questo ennesimo conflitto possa innescare la terza guerra mondiale?
"Non credo, però potrebbe diventare una guerra regionale: Israele contro Iran- Hezbollah e Siria, anche da combattere nel territorio di Teheran, nel nostro tentativo di distruggere le infrastrutture belliche iraniane".