Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Esteri

Israele, l’ambasciatore Massolo: "Tel Aviv prudente. Invasione limitata per decapitare Hamas"

Il presidente dell’Ispi: si può evitare la regionalizzazione della guerra. "Israele sa che un’operazione estesa coinvolgerebbe altri Paesi"

Roma, 17 ottobre 2023 – “Ci sono una serie di elementi che mi fanno pensare che forse la comunità internazionale potrà evitare la regionalizzazione del conflitto. Il che, attenzione, non vuol dire che l’intervento di terra israeliano potrebbe non esserci, ma che questo potrebbe essere parametrato il più possibile ad eliminare la leadership di Hamas, a salvare quanti più ostaggi possibili e nel non restare impantanati a Gaza. Lo sforzo delle diplomazie in queste ore è diretto a questo". Così l’ambasciatore Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, già segretario generale della Farnesina ed ex direttore del Dis, l’organismo di coordinamento tra i servizi segreti per l’interno e l’estero.

Conflitto israelo-palestinese
Conflitto israelo-palestinese

Quali fattori vanno in questa direzione?

"Un confronto diretto non lo vogliono gli Stati Uniti e soprattutto non lo vuole l’Iran. L’Iran vuole certamente una situazione di instabilità che crei incertezza in Medio Oriente ma non ha interesse a un guerra regionale, non vuole far saltare il ricompattamento in atto tra Paesi dell’area e non vuole compromettere i rapporti con i Paesi del Golfo, che per l’Iran rappresentano in questo momento una linfa vitale. Hamas si è mossa per una ragione interna, garantirsi il predominio sul mondo palestinese, e una esterna: sabotare, anche per conto dell’Iran, l’estensione degli accordi di Abramo. Ma la mossa non vuole far esplodere il Medio Oriente, perché da una esplosione ci rimetterebbero tutti".

Perché Israele potrebbe accettare di limitare le sue pretese di fare i conti una volta e per sempre con Hamas?

"Al di là del coinvolgimento emotivo enorme, perché questo è per loro un 11 settembre, c’è una comprensibile voglia di mettersi in sicurezza e un desiderio di rappresaglia ma l’esistenza di Israele non è minacciata. Israele sa che una operazione estesa a Gaza comporterebbe un rischio di coinvolgimento di altri Paesi: quello che è in atto in queste ore è quindi una sorta di riparametrazione di quello che può essere fatto. Teniamo anche presente che le mosse del gabinetto di guerra israeliano saranno influenzate anche dalla presenza al suo interno dei partiti di opposizione che in qualche modo stabilizza le pulsioni più estreme alle quali il governo di Nethanyahu doveva essere sensibile quando dipendeva dalla destra oltranzista per assicurarsi la maggioranza".

Nell’ipotetico caso che Israele riuscisse a cacciare Hamas da Gaza, come dice di voler fare, poi chi governerebbe la Striscia?

"L’impressione è che il governo di Israele non lo sappia. Il dopo non è definito perché dipenderà dall’intervento che si farà. Ma tutti, anche Biden, dicono che debba essere governata da palestinesi".

Si parla di una visita di Biden in Israele. Con che obiettivo?

"Si inserisce nello sforzo diplomatico di queste ore. È chiaro che quando arriva il presidente degli Stati Uniti non scateni un attacco di terra. Oggi Biden ha detto che Israele “deve rispondere ed attaccare Hamas“ ma che “sarebbe un grosso errore occupare Gaza“. La sua missione, se si farà, serve per evitare una reazione eccessiva, che rischia di essere controproducente anche per Israele".

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