Lunedì 23 Dicembre 2024
LORENZO BIANCHI
Esteri

La morte di Ismail Haniyeh e i tentacoli di Hamas nei tunnel di Gaza. Resta Sinwar il vero obiettivo di Israele

I comandanti di Hamas restano obiettivi non raggiunti da Tel Aviv. L’uccisione del capo politico dei miliziani rallenterà di sicuro il negoziato sugli ostaggi israeliani

Roma, 31 luglio 2024 – La guerra regionale fra Israele e le milizie collegate all’Iran, prima fra tutte gli Hezbollah libanesi, non è più una prospettiva, ma una realtà in atto.

Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas ucciso a Teheran in una residenza che gli era stata messa a disposizione dai Pasdaran, il braccio armato della teocrazia iraniana, è sicuramente il veicolo del messaggio più chiaro di Israele, ossia “nessuno può sentirsi al sicuro in ogni angolo del mondo”.

Da sinistra Ismail Haniyeh, Mohammed Deif e Yahya Sinwar
Da sinistra Ismail Haniyeh, Mohammed Deif e Yahya Sinwar

Haniyeh, 62 anni, era a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento e al giuramento del nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian, un riformista fortemente appoggiato dalla Guida suprema dell’Iran, il grande ayatollah Ali Khamenei. Il leader incontrastato del regime di Teheran ha commentato l’accaduto con queste parole riportate dall’agenzia di stampa ufficiale “Irna”: “La vendetta è un nostro dovere. Haniyeh era sul nostro suolo”.

La teocrazia ha molti tentacoli. Il più vicino a Israele e il meglio armato sono gli Hezbollah libanesi che hanno provocato la morte di 12 ragazzini drusi a Majdal Shams, sul Golan occupato da Gerusalemme.

Anche Hamas era legata a doppio filo all’Iran. I suoi comandanti nella Striscia restano per ora obiettivi non raggiunti da Israele.

Il capo politico Yahya Sinwar, 61 anni, nato a Khan Younis, è ancora nei tunnel di Gaza secondo le testimonianze più recenti. Il comandante militare Mohammed Deif (in arabo ospite), il cui vero nome è Mohammed Diab al-Masri, dato per morto il 12 luglio, pare invece ancora vivo e vegeto. Sarebbe stato lui uno dei registi del massacro del 7 ottobre che ha dato il via alla guerra a Gaza. I morti israeliani furono 1.200. Deif è il capo delle brigate di Hamas Ezzeddin al Qassam dal luglio del 2002. I palestinesi lo considerano un eroe, anche per il suo stile di vita frugale, mentre per gli israeliani rimane “la testa del serpente” e il “ricercato numero uno”. La morte di Haniyeh di sicuro rallenterà il negoziato sugli ostaggi israeliani, si teme ormai pochi, ancora nelle mani del Movimento di Resistenza Islamica. Il leader politico di Hamas viveva a Doha, la capitale del Qatar.

Il suo ufficio politico e la sua famiglia erano ospitati in un albergo a sette stelle. In aprile erano stati uccisi tre suoi figli - Hazem, Amir e Mohammad - in un bombardamento che colpì l’auto sulla quale viaggiavano nel campo profughi di Shati, nel nord della Striscia. In quell’attacco morirono anche quattro nipoti - tre ragazze e un ragazzo - dell’esponente di Hamas, il quale ammise all’emittente del Qatar che 60 membri della sua famiglia erano stati uccisi dall’inizio della guerra. Nel campo di Shati il 25 giugno Haniyeh ha perso una sorella. Nella sua veste di capo politico di Hamas era stato una figura chiave nei colloqui mediati da Egitto, Qatar e Stati Uniti per un cessate il fuoco duraturo a Gaza e per un accordo che portasse al rilascio degli ostaggi di Hamas nella Striscia e alla scarcerazione di detenuti palestinesi nelle carceri di Israele. La televisione di stato iraniana ha affermato che la sua morte ritarderà i negoziati di “diversi mesi”. Il leader politico di Hamas ha gestito le relazioni del movimento con gli alleati in Iran e nella regione ed era considerato più pragmatico e aperto ai negoziati con Israele rispetto ai falchi Sinwar e Deif. Domani gli verrà tributato l’ultimo saluto a Teheran. I funerali saranno a Doha venerdì.