Lunedì 23 Dicembre 2024
PATRIZIA TOSSI
Esteri

Islanda, attesa l’eruzione del vulcano: si temono fontane di fuoco e gas nocivi. “Mai viste cose del genere”

I terremoti continuano, la strada è sprofondata anche di un metro. Fagradalsfjall è rimasto dormiente per 800 anni, nel 2021 si è riacceso. Ecco perché questa esplosione è diversa dalle altre. Cosa è successo nel 2010

Reykjavík, 14 novembre 2023 – Gli occhi del mondo sono puntati sull’Islanda: il vulcano Fagradalsfjall potrebbe esplodere da un momento all’altro. E non sarà un’eruzione come le altre, la città di Grindavik è a rischio di essere travolta da “fontane di fuoco e gas nocivi”.

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Il magma si sta allargando nel sottosuolo – un fiume incandescente che ha raggiunto i 15 km di lunghezza e si trova a soli 800 metri dal livello del terreno – e se la lava dovesse eruttare in mare, succederebbe il disastro. Una nube di cenere esplosiva verrebbe sprigionata dal contatto della roccia surriscaldata con l’acqua.

"Grindavik è molto vicino a una nuova frattura – qui le immagini choc della rottura del terreno –e la sua sopravvivenza è lungi dall'essere assicurata. Tutto dipende da dove il magma raggiunge la superficie, ma la situazione non è positiva per gli abitanti della città”, ha spiegato Bill McGuire, professore emerito di Geophysical & Climate Hazards (Ucl).

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Gli abitanti: “Mai visto qualcosa del genere”

"Se parli con gli islandesi che hanno vissuto qui per tutta la vita, dicono di non aver mai provato qualcosa del genere", ha raccontato Pedrag, un serbo che vive in Islanda da anni, riferendosi ai grandi terremoti che da giorni stanno facendo tramare il porto di Grindavik.

Sabato le autorità hanno dato l’ordine di evacuazione e 4mila abitanti hanno lasciato le loro case. L’allerta arancione ha riguardato anche gli animali, i cavalli e il bestiame degli allevamenti della zona. Secondo alcune segnalazioni, la strada è sprofondata anche di un metro in alcuni tratti. Alcuni temono di “non rivedere più” la propria casa.

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La più grande evacuazione dell’Islanda

"Questa è una delle più grandi evacuazioni che abbiamo mai avuto. È un incidente enorme. Ha un grande effetto su tutti gli islandesi", ha detto alla Bbc Aslaug Yngvadottir Tulinius della Croce Rossa islandese.

L'area del vulcano era rimasta dormiente per 800 anni prima dell'eruzione del 2021, alla quale sono seguite altre fuoriuscite di lava a tratti e fino allo scorso agosto.

Perché questa eruzione è diversa dalle altre?

L’Islanda ha 30 vulcani attivi, tutti tenuto sotto stretto monitoraggio da parte della protezione civile. Non è la prima volta che sull’isola erutta un vulcano: ma quelle precederti sono sempre avvenute in aree disabitate. È la prima volta che un vulcano minaccia in modo così potente una città.

“Se si verificasse un’eruzione – fanno sapere le autorità islandesi – potrebbero verificarsi danni significativi alle infrastrutture locali e potrebbe esserci il rilascio di fumi tossici”.

Ultima eruzione: i segnali di allarme

Dalla fine di ottobre, il territorio che circonda la capitale islandese di Reykjavik ha registrato un aumento dell'attività sismica. E questo è dovuto al fiume sotterraneo di magma, formato da roccia calda liquida, lungo circa 15 km che si muove verso l'alto. L’impatto sul Paese e le temute conseguenze sui voli in Europa dipenderanno da come si comporterà nelle prossime ore la lava: se entrerà in contatto col mare, sarà un disastro.

L’eruzione del 2010: “Devastante”

Nell’aprile 2010, l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull ha causato la più grande chiusura dello spazio aereo europeo dalla seconda guerra mondiale causa di un’estesa nube di cenere, con perdite stimate fino a 2,5 miliardi di euro per il sistema aeroportuale europeo.

"L'eruzione dell'Eyjafjallajokull del 2010 è stata molto diversa, in quanto era associata a un vulcano a scudo sormontato da un ghiacciaio. È stata l'interazione del magma con il ghiaccio e l'acqua di fusione a rendere quell'eruzione così esplosiva e pericolosa per l'aviazione. Non è questo il caso per Fagradalsfjall", ha spiegato Michele Paulatto, vulcanologo dell'Imperial College di Londra.