Roma, 13 aprile 2024 – A novembre, secondo l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) l'Iran ha accelerato la sua produzione di uranio arricchito a livelli (60%) prossimi a quello necessario (90%) per produrre armi atomiche. Accelerare la produzione di uranio 235 arricchito al 60% di U-235 è preoccupante perché il materiale può essere rapidamente arricchito al 90% e avere materiale in grado di essere utilizzato in ordigni atomici.
In un rapporto del 26 dicembre 2023, l'Aiea ha osservato che a dicembre l'Iran stava producendo circa nove chilogrammi di uranio arricchito al 60%. L'Iran stava producendo a un tasso simile all'inizio del 2023, ma ha diminuito la produzione di circa due terzi a giugno 2023.
A inizio 2024, prima si sarebbe registrato un aumento e poi ci sarebbe stata una frenata: l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) ha infatti affermato il 26 febbraio che le scorte nucleari dell'Iran di uranio arricchito al 60% si sono ridotte a 121,5 chilogrammi, rispetto a 128,3 kg ad ottobre 2023. La diminuzione dello stock iraniano arricchito al 60% è uguale alla differenza tra la quantità arricchita al 60% prodotta da novembre (25 kg) e la quantità diluita dal 60% al 20% a metà febbraio (31,8 kg al 60% in 97,9 kg di uranio arricchito al 20%).
Secondo l'Aiea, circa 42 chilogrammi di uranio arricchito al 60% sono la quantità con la quale è teoricamente possibile la creazione di una singola bomba atomica. Il che significa che l’Iran, con la quantità in suo possesso, potrebbe costruire tre bombe atomiche. Secondo l’Aiea le riserve di uranio arricchito dell'Iran e la sua capacità di centrifuga combinata sono sufficienti per produrre abbastanza uranio "weapon grade", per produrre sette armi nucleari in un mese, nove in due mesi, undici in tre mesi.
Per l’Aiea dallo scorso novembre, in Iran la quantità totale di uranio arricchito (a diverse concentrazioni) immagazzinata è aumentata di 1.038,7 kg fino a 5.525,5 kg.
È chiaro che l’Iran deve decidere cosa fare, se tentare di dotarsi della bomba atomica o rispettare l’impegno alla non proliferazione. L’impressione è che tenti di mettere sul tavolo della trattativa la quantità di uranio arricchito al 60% come strumento di pressione per strappare altre concessioni, in particolare sulle sanzioni. Un gioco pericoloso.