Roma, 9 maggio 2018 - Obiettivo, salvare l'accordo sul nucleare iraniano. Mentre i prezzi del petrolio (71,17 dollari il Wti e 77 dollari il Brent) volano ai massimi da tre anni e la Guida Suprema dell'Iran minaccia di far saltare l'intesa se dagli altri partner dell'accordo suò nucleare non arrivino garanzie solide, l'Europa si mostra per ora compatta e con la Russia e con la Cina cercherà di fare il possibile per rassicurare Teheran e non dare fiato ai falchi del regime iraniano che vogliono la dissoluzione dell'accordo dopo la decisione di Trump di chiamarsi fuori.
I ministri francese, britannico e tedesco degli Esteri si incontreranno lunedì con rappresentanti di Teheran per trovare le modalità per preservare l'accordo sul nucleare iraniano. Lo ha annunciato questa mattina Jean-Yves Le Drian, ministro degli Esteri francese. ''Ci riuniremo con i miei colleghi britannico e tedesco lunedì prossimo - ha detto il capo del Quai d'Orsay intervistato dalla radio RTL - e anche con i rappresentanti dell' Iran, per ragionare sull'insieme della situazione''.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha parlato oggi al telefono con il presidente iraniano, Hassan Rohani, ribadendo ''la volontà della Francia di continuare ad applicare l'accordo nucleare iraniano in tutte le sue parti. E ha sottolineato l'importanza che l' Iran faccia la stessa cosa''. Macron, spiega l'Eliseo, ha ricordato a Rohani ''il progetto di avviare un'ampia discussione con tutte le parti in causa, sulla base dell'accordo nucleare del 2015, per arrivare ad un quadro reciprocamente positivo sui temi legati allo sviluppo del programma nucleare dell' Iran dopo il 2025, le attività balistiche e le principali crisi in Medio Oriente''. Il presidente francese e quello iraniano ''hanno convenuto di proseguire il loro lavoro comune in direzione di tutti gli stati interessati, in vista del proseguimento dell'applicazione dell'accordo nucleare e della protezione della stabilità regionale''. Secondo l'Eliseo il presidente francese e quello iraniano secondo l'Eliseo "vogliono lavorare insieme per l'attuazione continua dell'accordo".
Per la Russia, la decisione di Trump è un grave errore ma anche una opportunità per accrescere ruolo di Mosca in Medio Oriente. Il presidente russo Vladimir Putin, ha espresso la sua "profonda preoccupazione" e aprendo il suo incontro a Mosca con il premier israeliano Benjamin Netanyahu, ha espresso l'intenzione di discutere con lui della difficile situazione in Medio Oriente e di provare a cercare una soluzione. "Useremo la visita di oggi per parlare delle nostre relazioni bilaterali e dei problemi nella regione", ha dichiarato Putin, rivolgendosi al premier. "Voglio esprimere l'auspicio - ha poi aggiunto il leader del Cremlino - che saremo in grado non solo di discutere, ma anche di cercare soluzioni, che portino a un alleggerimento della situazione e permettano di trovare una soluzione di gravi conflitti".
Per una volta l'Europa sembra compatta. La Gran Bretagna "non ha intenzione di uscire dall'accordo nucleare con l' Iran, un accordo vitale per la sicurezza della Gran Bretagna" ha confermato oggi il ministro degli Esteri, Boris Johnson, alla Camera dei Comuni. "Esorto gli Stati Uniti - ha aggiunto - ad evitare qualsivoglia azione che impedisca alle altre parti di continuare a far funzionare l'accordo, nell'interesse della nostra sicurezza collettiva". Anche la Germania resta 'vincolata' all'accordo nucleare con l'Iran. "Rispetteremo l'accordo e faremo tutto il possibile perché l' Iran si attenga ai suoi obblighi" ha detto oggi Angela Merkel a Berlino. La cancelliera tedesca ha affermato che la decisione di Donald Trump di uscire dall'intesa "è grave, e produce preoccupazioni e rammarico". "Con l'America - ha aggiunto - c'è una chiara divergenza di opinioni, anche se noi restiamo interessati ad avere buone relazioni transatlantiche". Il Cancelliere insistito sul fatto che Teheran dovrà anche in futuro attenersi all'accordo, come fatto finora secondo le valutazioni della Aiea.
E infatti. Anche oggi l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ha confermato per l'ennesima volta che l' Iran ha adempiuto ai suoi "impegni" in conformità con l'accordo firmato con le maggiori potenze. I rapporti Aiea sono lì a confermarlo. "L'Iran è soggetto al più affidabile regime di verifica nucleare del mondo", ha sottolineato in una nota Yukiya Amano, amministratore delegato dell'agenzia delle Nazioni Unite. L'accordo del 2015 rappresenta un importante progresso nella verifica', ha affermato Amano, aggiungendo che "l'Aiea sta seguendo da vicino gli sviluppi" relativi a questo accordo.
La Commissione potrebbe discutere delle contromisure dell'Unione Europea alle sanzioni imposte dagli Stati Uniti dopo il ritiro dall'accordo sul nucleare con l'Iran nella riunione del collegio dei commissari presieduto da Jean-Claude Juncker mercoledì prossimo. Al momento la questione non è nell'agenda ufficiale ma è "possibile" che i commissari "ne parlino", spiega una fonte europea. Dopo le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump ieri, l'Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, si era detta "particolarmente preoccupata dall'annuncio di nuove sanzioni", sottolineando che l'Ue è "determinata a agire () per proteggere i propri interessi economici". Secondo diversi fonti, il Servizio europeo di azione esterna diretto da Mogherini sta lavorando a diverse ipotesi per "proteggere le imprese europee" che operano in Iran dalle sanzioni americane. Tra le opzioni ci sarebbe il ricorso a un regolamento Ue, adottato nel 1996 nel contesto delle sanzioni Usa contro Cuba (il cosiddetto Blocking Statute), che neutralizza gli effetti extraterritoriali derivanti dall'applicazione di una normativa adottata da un paese terzo. Un'altra ipotesi e' di permettere alla Banca europea per gli investimenti di operare in Iran. A Bruxelles viene visto come modello anche l'Accordo quadro di finanziamento (Master Credit Agreement) firmato dall'Italia a gennaio per garantire 5 miliardi di investimenti in Iran. L'Ue potrebbe infine decidere di presentare un ricorso davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), ma c'e' il rischio che venga respinto a causa delle deroghe previste per la sicurezza nazionale.
L'Iran da parte sua avverte che la sua apertura di credito all'occidente potrebbe finire. Mentre un gruppo di deputati ha bruciato in aula una bandiera americana la guida suprema dell' Iran, ayatollah Ali Khamenei, ha avvertito che Teheran lascerà l'accordo sul nucleare, a meno che i firmatari europei, la Russia e la Cina non offrano garanzie solide sul fatto che le relazioni commerciali continueranno nonostante il ritiro statunitense. Parlando in un discorso al governo, trasmesso dalla tv, ha detto: "Sentiamo che volete portare avanti l'accordo sul nucleare con i tre Paesi europei. Non abbiamo fiducia in loro", ma "se non avrete successo nell'ottenere garanzie definitive, e dubito davvero che riuscirete, a quel punto non potremo continuare così". "Bisogna ottenere solide garanzie _ ha aggiunto _ altrimenti un domani faranno come ha fatto l'America. Un Paese la cui parola non ha valore: oggi dicono una cosa e domani un'altra, non hanno vergogna". L'annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump del ritiro di Washington dall'accordo nucleare iraniano e' stato "stupido e superficiale". "C'erano forse piu' di 10 menzogne nel suo discorso _ ha aggiunto _ in cui ha minacciato il regime e il popolo, dicendo che stanno facendo questo e quello. A nome del popolo iraniano, dico a Trump: "Hai commesso un errore", ha aggiunto l'ayatollah, che ha anche annunciqato che ' Iran non negoziera' con gli Usa il suo programma di missili balistici, ne' la sua influenza nella regione, due delle richieste di Trump.
A favore della decisione di Trump è invece scesa in campo la Lega Araba, della quale l'Iran (che ovviamente non è un paese arabo) non è parte e nella quale l'Arabia Saudita in primis ha un ruolo chiave, mentre la Siria è sospesa. La Lega Araba ha chiesto oggi una revisione dell'accordo nucleare iraniano. "E' necessario rivedere l'accordo", ha detto iol segretario generale Ahmed Abul Gheit, esprimendo l'"esasperazione" delle nazioni arabe di fronte alle "politiche destabilizzatrici dell' Iran nella regione". Il che conferma che l'asse Usa-Isrele-Arabia Saudita tiene e punta a far saltare l'accordo.